Centrale, stipendi da 3.400 euro al mese

È la media delle retribuzioni di dirigenti, impiegati e operai. Alcuni dipendenti guadagnavano più degli amministratori

La nuova battaglia che si è aperta all’interno della Centrale del latte riguarda gli incentivi spettanti ai dipendenti, la metà dei quali stabiliti attraverso una contrattazione individuale. Il presidente Angelo Mastrolia ha già annunciato l’intenzione di rivederli e di procedere, in generale, ad una razionalizzazione dei costi di manodopera. Ma quante sono effettivamente le spese per il personale? Per saperlo dobbiamo fare riferimento all’ultimo conto consuntivo approvato: quello del 2013. Qui si legge che tali costi sono stati pari a 3.584.588 euro; di questi 2.486.355 per salari e stipendi, 860.600 euro per oneri sociali ed il restante per il trattamento di fine rapporto. Si tratta di oltre 100mila euro in più rispetto a quelli spesi per il 2012. Bisogna però dire che già nel 2014 la cifra si sarà ridotta in quanto sono andati in pensione quattro dipendenti, per cui dalle 52 unità del 2013 si è passati alle attuali 48. A queste somme, bisogna aggiungere i 138.461 euro per il consiglio di amministrazione, di cui 49.811 per il presidente e 88.650 per gli altri componenti.

Facendo un po’ di calcoli, i soli dipendenti – un dirigente, 22 impiegati, di cui 4 quadri, e 29 operai – sono costati in media 3.415 euro al mese per 14 mensilità. Incidono in maniera notevole, rispetto allo stipendio base, gli straordinari e i compensi individuali, ora bloccati dalla nuova proprietà. A conti fatti, una buona parte ha avuto complessivamente un salario più alto del compenso degli amministratori.

Spulciando l’ultimo consuntivo approvato dalla vecchia proprietà (documento al momento non presente sul sito dell’azienda e neppure su quello istituzionale del Comune di Salerno) si scoprono altri dati molto interessanti. Per prima cosa si viene a sapere che il volume di latte venduto è stato pari a 16milioni di litri. Tuttavia c’è stata ugualmente una diminuzione di fatturato dovuta al calo sia delle vendite di latte fresco (-5.68% rispetto al 2012) che dei prodotti commercializzati (-4,40%). A questo calo si è accompagnata anche una riduzione dei costi delle materie prime a cominciare dal latte fresco per cui si sono spesi 7.957.139euro, ovvero circa un milione in meno rispetto al 2012. Questo perché è stato rivisto il prezzo alla stalla. Ma non tutti i costi di produzione sono diminuiti. Sono, infatti, aumentate le spese per acqua, luce, gas e telefono. E, soprattutto, sono aumentate le spese inerenti le voci più strettamente legate a politiche di marketing. Si legge, infatti, che per i contributi pubblicitari sono stati spesi 34.271 euro (31.526 nel 2012), mentre per la campagna promozionale 161.121euro (141.904 nel 2012). In aumento anche le spese per pubblicità e propaganda pari a 187.045 euro (166mila nel 2012), quelle per consulenze marketing (50.350) e per acquisto di articoli co-marketing (58.937euro).

Probabilmente, in un’ottica di spending review, Mastrolia dovrà agire anche su queste voci. Così come dovrà lavorare per recuperare i crediti vantati dall’azienda che non sono di poco conto. In totale sono infatti pari a 6 milioni e 483mila euro, di questi circa 4 milioni e 700mila verso i clienti.

A questi crediti si contrappongono anche dei debiti. Sono per la precisione 2 milioni 696mila quelli verso una serie di fornitori, a cui se ne devono aggiungere altri di natura tributaria e previdenziale per arrivare ad un totale di 3 milioni 421mila.

Nonostante questa situazione, l’azienda ha chiuso il 2013 con un utile pari a 230.705euro (l’anno prima si superavano i 380mila). Tale utile, al netto del 5 per cento destinato a riserva legale, è stato interamente distribuito al Comune di Salerno, azionista unico.

Piccola curiosità, la società ha ancora in corso un contenzioso, giunto in Cassazione, avverso il recupero già effettuato dall’Agenzia delle Entrate per 155mila euro, demandata a richiedere indietro i benefici fiscali goduti dall’azienda nel 1999 per effetto del periodo di moratoria fiscale di cui hanno goduto le Spa a partecipazione pubblica maggioritaria, così come richiesto dalla Comunità europea. Una piccola grana giuridica che dovrebbe risolversi a breve.

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