Centrale a biomassa di fronte alle case 

Ieri la manifestazione di protesta dei residenti di via Scavate Case Rosse che temono i fumi e i miasmi della combustione

Mobilitazione dei residenti di via Scavate Case Rosse, a confine con Pontecagnano, controla centrale a biomasse che sta per aprire i battenti a pochi passi dalle loro case. In questo momento l’impianto, che è gestito dalla R&C srl di Pompei, è in fase di collaudo ma gli effetti che potrebbero derivare sono già stati percepiti chiaramente dagli abitanti, ovvero fumi e miasmi. Per questo motivo, ieri mattina, si è tenuto un presidio davanti ai cancelli dell’impianto alla presenza di diversi rappresentanti istituzionali. «L’impianto – ha spiegato l’assessore all’Ambiente Angelo Caramanno, presente alla manifestazione – sorge in zona Asi su un terreno privato. Essendo un impianto di piccole dimensione ha goduto della procedura semplificata, per cui non è stato necessario richiedere alcuna autorizzazione. I residenti mi hanno più volte interpellato per questa questione. Come Comune di Salerno l’unica cosa che possiamo fare e che stiamo facendo e controllare tutta la documentazione e verificare che non ci siano anomalie. Inoltre, abbiamo anche attivato l’Arpac». Come chiarito dall’esponente dell’amministrazione comunale, la centrale a biomasse sorta nella zona industriale ha una produzione di circa 200 kilowatt per cui, in base alla nuova normativa nazionale, non si richiedono delle autorizzazioni ma basta la semplice comunicazione agli uffici dell’inizio attività. Questo vale sia per il Comune di Salerno che per i Vigili del fuoco e l’Asl (quest’ultima ha spiegato che il parere non viene dato perché in zona industriale). Proprio per questo motivo i residenti, riunitisi in un comitato, hanno deciso di presentare un esposto alla Procura della Repubblica, oltre naturalmente a informare di tutto l’Amministrazione comunale. «I residenti – ha spiegato il consigliere comunale Gianpaolo Lambiase, che già ad agosto denunciò quanto stava accadendo in quell’area – chiedono di chiudere l’impianto perché è vicinissimo all’abitato. Non è certo una situazione normale. In questi giorni di collaudo i fumi sono arrivati direttamente ai primi piani delle abitazioni e sappiamo i danni che possono derivare dalle particelle prodottesi a seguito della combustione. Impianti del genere non dovrebbero certo sorgere in queste zone».
Per centrali a biomasse si intendono quelle centrali elettriche che ottengono l’energia attraverso la combustione di materie organiche, soprattutto legname. Di solito sorgono nei pressi di aree prevalentemente boschive dove c’è abbondanza di combustile a disposizione. In questo caso, quindi, si potrebbero creare disagi anche per il continuo via vai di camion che devono trasportare il materiale da bruciare che è scarsamente reperibile nelle vicinanze. «Ho partecipato a questa manifestazione – ha detto l’ex assessore comunale all’Ambiente Gerardo Calabrese – non perché sia contrario a priori a questo tipo di impianti, dato che sono favorevole alle energie rinnovabili, ma perché c’è evidentemente un’eccessiva vicinanza alle abitazioni. È lo stesso motivo per cui mi battei, nel 2010, contro la costruzione delle centrale termoelettrica. Adesso ci troviamo ad affrontare un problema analogo, fatte le debite proporzioni, perché si tratta di un impianto molto più piccolo. È normale, però, che i residenti siano allarmati per la propria salute, dato che si tratta comunque di un impianto a combustione».
Ad essere interessati da questa situazione sono circa 800 persone, senza contare le tante attività presenti in zona sia prettamente commerciali che alimentari. Sembra, secondo indiscrezioni, che i gestori dell’impianto stiano facendo una serie di lavori di miglioria tutto questo, però, anche nella prospettiva di costruire di qui ai prossimi mesi un secondo impianto.
Angela Caso
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