Cento candeline per Teresina

Un secolo è trascorso come un giorno, una vita intensa vissuta sempre nella prospettiva della famiglia e degli altri. Festeggia oggi cento anni Teresina Bracco, nata a Polla il 10 gennaio del 1915 e residente a Salerno da oltre mezzo secolo. In gioventù è vissuta a Roma e durante il periodo fascista ha fatto parte delle “Giovani Italiane”, dove ha cominciato a spendersi in favore degli altri, mostrando sin da subito la sua disponibilità a lavorare per la collettività. Ha insegnato per alcuni anni a Napoli, presso l’istituto Nautico. Nel 1944 ha sposato Oreste Marino. Il marito è stato segretario comunale in diversi comuni e lo ha quindi seguito in giro per la provincia: nei comuni di Laurino, Felitto ed Atena Lucana.

Per lei la crisi mondiale attuale è nulla in confronto alle difficoltà incontrate nel lungo secolo scorso. Una vita dura, vissuta a cavallo di ben due conflitti mondiali ed altrettanti dopoguerra con tutte le vicissitudini che la storia ha portato con sé. Nel 1960 Teresa si è trasferita a Salerno in via Settimio Mobilio e si è dedicata completamente alla crescita dei suoi quattro figli. Impegno cresciuto ancor di più dal 1973, quando è rimasta vedova ed ha dovuto badare da sola alla famiglia, senza mai arrendersi. «È una persona molto riservata – spiega uno dei figli, il professore Ovidio Marino – ma sempre altruista. Tutta la sua esistenza è stata dedicata alla famiglia ed al prossimo».

Nonostante i suoi cento anni, Teresina oggi è ancora lucida ed è quanto mai brava a cucinare. Quando non può farlo direttamente, è lei a ricordare a chi le sta vicino la ricetta perfetta per preparare i famosi “Fusilli al ferro”, antico piatto di Felitto che rimanda alle tradizioni della pasta fatta in casa.

Per il suo compleanno secolare, oggi le hanno organizzato una grande festa, con tanto di torta del centenario. A stringersi intorno a Teresina ci saranno i suoi quattro figli: Ovidio, Paolo, Giancarlo e Marilena Marino, le nuore, il genero, i suoi quattordici nipoti ed i sei pronipoti.

Paolo Romano

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