il pontificale

«Celebriamo Matteo nella concordia» Appello inascoltato

SALERNO. La carta della conciliazione, dopo le tensioni delle ultime settimane, l’aveva giocata ieri mattina quando, durante il solenne Pontificale in Duomo, monsignor Luigi Moretti si è più volte...

SALERNO. La carta della conciliazione, dopo le tensioni delle ultime settimane, l’aveva giocata ieri mattina quando, durante il solenne Pontificale in Duomo, monsignor Luigi Moretti si è più volte soffermato, nell’omelia, sulla necessità di unire, di seguire il messaggio della fede, e di abdicare a divisioni e personalismi. L’arcivescovo ha rivolto un invito a «vivere la relazione con l’altro nell’impegno a costruire e non a dividere». Più volte ha fatto riferimento alle divisioni presenti nella società civile, citando come esempio la Torre di Babele, ritenuta l’inizio di una «dispersione» dettata dalla ubris dell’uomo che pretende di sostituirsi a Dio.

«La felicità passa attraverso l’amore capace di aprirsi all’accoglienza dell’altro. Anche il Santo Papa – ha declamato l’arcivescovo – ha sottolineato la necessità di combattere i contrasti e la maldicenza. Bisogna evitare i peccati parrocchiali. Quanta incapacità di pensare al bene comune e quanta violenza c’è nella società civile. Ecco perché abbiamo bisogno di Gesù. Il Signore non chiede di venire da noi perché abbiamo bisogno di compagnia, ma perché siamo noi ad aver bisogno di lui».

Il monito rivolto ai fedeli è stato inequivocabile: «La chiave di lettura è nel Vangelo, quando si dice che Gesù vide Matteo e gli disse: “Seguimi”. Questa parola è ciò che ci aiuta a comprendere la verità dell’esperienza della fede». Sbagliare è umano: «Il bisogno nasce dall’esperienza del peccato che non è libertà o benessere, ma avvia un processo di disgregazione. Da allora si tende a dividere, a contrapporsi e a sopraffarsi. Invece bisogna vivere la relazione con gli altri nell’impegno a costruire. La felicità passa attraverso l’amore capace di aprirsi all’esperienza dell’altro».

Poi, un segnale di apertura nel solco di una fede «rivoluzionaria». «Massimo amore verso il nemico e perdono, è questo il messaggio di Gesù e la sua originalità. Ma io vi dico, il Signore non chiede l’accoglienza generica della norma, ma di essere accolto perché in lui possiamo vivere l’esperienza di amore, di giustizia, di pace. Come diceva Giovanni Paolo II, non c’è pace senza giustizia, ma non c’è giustizia senza misericordia». Infine una “sfida”: «Celebriamo Matteo nel segno della concordia e dell’amore che ci salva, solo questo produce felicità per noi e per tutti. Come il Patrono, diciamo sì a Gesù e seguiamolo».

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