IL CASO

Cava de' Tirreni, vende un’anfora, ma è una truffa

Incassa i soldi e non consegna l’oggetto in alabastro di Volterra: va a processo

CAVA DE’ TIRRENI - L’alabastro di Volterra, materiale adoperato per oggetti d’arte e di arredo, è ritenuto il più pregiato d’Europa, con una lavorazione risalente nei secoli, celebre presso gli Etruschi, che la utilizzavano per urne e sarcofagi: proprio un’anfora realizzata in tale fattura è al centro del processo a carico di N.R. , 48enne finito sotto accusa per reato di truffa e ora atteso dal giudizio davanti al tribunale monocratico. L’uomo avrebbe pubblicato sul sito web “subito.it” un annuncio di vendita per un’anfora in alabastro di Volterra, inducendo in errore il malcapitato acquirente subito accorso per il prezzo indicato, altamente concorrenziale. La vicenda si riferisce al dicembre 2018, quando l’uomo ora sottoposto a giudizio ottenne il pagamento immediato e la contestuale fiducia da parte della vittima, con il versamento dell’intero importo di alcune centinaia di euro direttamente sul conto, carta Postapay intestata all’imputato, procurandosi ingiusto profitto a danno della persona offesa.

Ancora, la procura aggiunge al reato di truffa la cosiddetta aggravante informatica, per aver creato una serie di ostacoli e problemi di identificazione del rivenditore, senza la verifica possibile per la merce trattata né altri dettagli utili a comprovare la bontà della transazione, poi fallita senza l’avvenuta consegna del bene: tramite l’utilizzo del portale di rivendita on-line, infatti, il responsabile del “pacco”, in realtà mai consegnato, rimaneva dietro le quinte, senza essere immediatamente rintracciabile dall’acquirente ingannato. In realtà l’acquisto era stato definitivamente concluso a mezzo telefono, con uno scambio di questioni che aveva convinto e tranquillizzato il compratore. I fatti si verificarono a Cava de’ Tirreni, luogo in cui avvenne la transazione con la successiva denuncia sporta ai carabinieri della locale tenenza. L’anfora non è mai stata consegnata, rimasta senza corrispettivo reale, mentre il denaro era invece consegnato: l’oggetto non sarebbe mai arrivato nelle mani del cliente pagatore, con l’attuale strascico processuale in corso davanti al Tribunale.

Alfonso T. Guerritore
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