IL CASO

Cava de' Tirreni, sospeso il pagamento per canoni non versati 

Il Tribunale di Nocera Inferiore ha bloccato l’ingiunzione da duecentomila euro

NOCERA INFERIORE. Anche il Tribunale di Nocera Inferiore riconosce la bontà dei diritti della società di gestione della Piscina comunale di Cava sospendendo, con l’ordinanza del 13 dicembre, l’ingiunzione con la quale il Comune chiede all’ATI il pagamento di 200mila euro per canoni non versati.
Questo provvedimento segue quelli emessi dal Tar e dal Consiglio di Stato che hanno ritenuto fondate le difese dell’ATI e bloccato tutte le richieste del Comune.
La società, attraverso gli avvocati Francesca Mele e Lorenzo Lentini, ha da sempre chiesto l’accertamento dei vizi alla consegna, la restituzione dei 450mila euro anticipati per far partire subito l’impianto, l’accertamento degli inadempimenti del Comune al contratto di concessione per avere consegnato un bene con gravi vizi che si sono manifestati subito dopo la presa in consegna della struttura nel 2004.
I legali della società che gestisce l’impianto hanno fatto rilevare che per sanare tali vizi e consentire il funzionamento dell’impianto, assicurando il servizio al Comune e alla città, l’Ati ha effettuato – in luogo della proprietà comunale – lavori per oltre 450mila euro e che i difetti strutturali, impedendo la corretta e completa realizzazione del programma economico/gestionale, hanno provocato alla società danni per oltre un milione di Euro, somma che costituisce un maggior credito dell’ATI nei confronti del Comune.
«Abbiamo portato a Cava una scuola di educazione sportiva e sociale; abbiamo educato e formato giovani di Cava che sono diventati dei campioni di livello nazionale nel nuoto e nella pallanuoto. Abbiamo speso oltre 450mila euro per sostenere i lavori da noi anticipati al Comune per sanare i difetti della struttura - riferisce il professor Franco Porzio, ex campione della pallanuto italiana - Non meritiamo questa cattiveria ingiusta fatta da pochi; mi auguro che i cittadini di Cava vogliano difendere la scuola e le cose buone che sono state create dal nulla. La negatività e i danni che sono stati arrecati non solo alla società ma all’intera comunità di Cava dalle dichiarazioni dell’avvocato Marco Galdi ai media, che non corrispondono alla realtà, hanno creato una situazione insostenibile, che non posso più reggere da solo. Questo ulteriore provvedimento dell’autorità giudiziaria ci conforta».
L’amministrazione comunale, nei mesi scorsi – su sollecitazione del consiglio comunale che a tal proposito aveva formulato, a maggio, un preciso ordine del giorno – aveva dato mandato all’avvocatura di capire se ci fossero i presupposti e quali potessero essere le conseguenze di un’eventuale istanza di fallimento nei confronti della società che gestisce l’impianto sportivo.
Il provvedimento legale – che in teoria dovrebbe permettere all’Ente di rientrare nel possesso dell’immobile di via Gino Palumbo e, contestualmente, recuperare il credito che il Comune vanta nei confronti della società – di fatto non assicura il rientro dei 500 mila euro maturati negli anni tramite gli affitti non corrisposti dalla Ati , considerato che la società non possiede al momento un patrimonio tale da poter estinguere il debito. Per questa ragione l’amministrazione comunale e l’ufficio legale di Palazzo di Città avevano deciso di soprassedere sulla richiesta di fallimento della società.