L'UXORICIDIO

Cava de' Tirreni, pugnalò la moglie: 30 anni di carcere

La Corte d’Appello conferma la condanna al barbiere Salvatore Siani che uccise Nunzia Maiorano con 46 coltellate

CAVA DE' TIRRENI - La Corte d’appello conferma la condanna di primo grado per omicidio volontario a carico di Salvatore Siani , il parrucchiere cavese accusato di aver ucciso la moglie Nunzia Maiorano nel gennaio 2018, al termine di una fase difficile di rottura sentimentale. La decisione è arrivata nel primo pomeriggio di ieri dopo la rituale camera di consiglio, con i giudici della Corte ad accogliere in pieno la requisitoria pronunciata in precedenza dalla procura generale. Il secondo grado di giudizio, davanti alla corte d’Assise di Appello per l’uxoricidio della cavese Nunzia Maiorano, aveva precedentemente registrato lo svolgimento di una perizia disposta dai giudici, ad escludere vizi parziali o totali di mente per l’imputato al momento della commissione del delitto, accertandone la condizione di piena coscienza.

Per l’accusa si trattò di un omicidio d’impeto, commesso senza l’aggravante della premeditazione, con il secondo grado di giudizio a confermare nella pena lo stesso esito del rito abbreviato, celebrato davanti al gup del tribunale di Nocera Inferiore. Le ragioni dell’omicidio erano esplicate nelle motivazioni del giudice delle indagini preliminari, che parò chiaramente di «un raptus », privo di precedenti analoghi. Il movente in primo grado era stato individuato nella crisi del rapporto coniugale e negli effetti derivati, con la donna a rifiutare il coniuge, al punto di scegliere la separazione. Nel novembre 2017, due mesi appena prima dell’omicidio, consumato a gennaio 2018, la donna aveva chiesto una pausa di riflessione al coniuge: lui aveva maturato una rabbia in grado di portarlo all’estremo. Siani avrebbe dovuto lasciare la casa di famiglia, cambiando vita e abitudini, trasferendosi altrove perdendo la frequentazione quotidiana coi figli, in una situazione economica difficile, con uno stato di debolezza emotiva.

La donna non lo amava più, e la fine del sentimento era stata affrontata anche in sede giudiziaria, nella ricostruzione del gup all’interno delle motivazioni della sentenza di rito abbreviato. Dalla fine della storia si era arrivati ad un delitto imprevedibile, con la modalità dell’omicidio segnata dalla crudeltà, esclusa dal gup nonostante le 46 coltellate enumerate e i morsi sul corpo della vittima, a ricostruire la difesa della donna, la concitazione e l’impossibilità di stabilire una esatta sequenza di colpi. La sola aggravante ravvisata in primo grado riguardava i motivi abbietti e futili, con una lite banale a scatenare l’omicidio. Il giudice aveva disconosciuto ogni valore al pentimento, che nella valutazione era stato giudicato come una atto interessato, «espresso per fini utilitaristici, per ottenere uno sconto di pena in sede di valutazione».

Ieri come in primo grado l’esito finale conteggia trent’anni di carcere. Siani, difeso dagli avvocati Agostino De Caro e Pierluigi Spadafora , con le numerose parti civili rappresentate dagli avvocati Carmela Novaldi, per l’associazione Frida contro la violenza di genere, Antonino Cascone per il comune di Cava de’ Tirreni e Alessandro Marino e Francesco Siniscalchi per figli e parenti costituiti in giudizio, era stato arrestato subito dopo l’episodio, sempre detenuto in carcere fino ai processi, con la sentenza di primo grado confermata ieri in appello, in attesa del deposito delle motivazioni che ricostruiranno quanto già affrontato in sede di giudizio di primo grado.

Alfonso T. Guerritore