LA GRANDE CRISI

Cava de' Tirreni, bolletta da 10mila euro: chiude il locale

I titolari del rinomato “Nonna Nannina”: «Il costo esagerato del gas ci costringe a sospendere tutto. Riaprire? Infattibile»

CAVA DE' TIRRENI -“Nonna Nannina” chiude i battenti. Il noto ristorante-pizzeria cavese si vede costretto ad abbassare la serranda e ad interrompere l’attività gastronomica a causa del caro bollette e delle insostenibili spese di gestione dovute all’aumento di gas e corrente elettrica. Così, ieri mattina, un avviso – affisso all’ingresso del locale in via Pietro Formosa – annunciava alla clientela la decisione dei titolari di interrompere l’attività. «Il costo esagerato delle bollette, soprattutto del gas, ci costringe a sospendere l’attività. Da mesi lavoriamo in perdita, avremmo dovuto alzare i prezzi ma non abbiamo voluto farlo. Già le famiglie sono in difficoltà. Preferiamo chiudere per il momento, sperando in tempi migliori». Eppure per una realtà imprenditoriale avviata poco prima dell’emergenza sanitaria – che aveva riscontrato immediato successo in città – s’immaginava un percorso diverso da quello che si è alla fine prospettato a causa delle bollette del gas. O almeno lo immaginavano i gestori dell’attività, che con estremo rammarico hanno dovuto gettare la spugna.

Un rammarico che si percepisce a chiare lettere anche attraverso le voci di Salvatore Bisogno e di sua moglie (nonché chef del locale) Nausica Ronca , titolari di “Nonna Nannina”. È stato, infatti, proprio Salvatore a ripercorrere il successo dell’attività, la sfida di superare l’emergenza sanitaria e l’invalicabile muro delle bollette. «“Nonna Nannina” ha rappresentato per noi una vera sfida – ha raccontato Bisogno –. Abbiamo aperto un anno prima del Covid, con un significativo investimento di 300mila euro. In pochi mesi riuscimmo ad affermarci come pizzeria in città. Eravamo un’attività vincente, con buoni risultati e ottimi riscontri. Poi l’emergenza sanitaria siamo riusciti a fronteggiarla non senza difficoltà, ma ci siamo rialzati imperterriti e sembrava che dallo scorso marzo tutto andasse finalmente per il meglio. Poi è arrivata la bolletta di giugno». Un avviso di pagamento da ben 3.600 euro per luce e gas, quando fino a quel momento le bollette più alte non superavano i 1500 euro.

«Avevo già il sentore che fosse il preludio di un aumento che avremmo riscontrato nei mesi successivi – spiega ancora Salvatore – ma c’era l’estate alle porte, dovevo resistere e superare l’ennesimo scoglio. Quando ho capito che non si poteva andare più avanti? L’ultima bolletta sfiorava i 10mila euro». A quel punto Salvatore Bisogno ha dovuto scegliere tra l’aumentare i costi e sacrificare la qualità delle materie prime oppure chiudere bottega. «Per il mio trascorso, per gli insegnamenti che mia nonna Nannina mi ha trasmesso e per il rispetto nei confronti dei nostri clienti – ha detto – ho preferito optare per questa seconda strada. Una sconfitta? Sicuramente. Ma ho preservato i miei principi dalle imposizioni di uno Stato che non ti tutela e costringe gli imprenditori nell’impossibilità di lavorare onestamente». Difficile dire, intanto, cosa riserverà il futuro. Con il suo bagaglio di rammarico e disillusione, Salvatore ha fatto sapere che continuerà a lavorare altrove, per altre pizzerie, forte della sua passione e degli insegnamenti di famiglia. «Riaprire? Non penso che in Italia sia più fattibile», ha concluso con amarezza. E la crisi miete un’altra vittima.

Giuseppe Ferrara