Castello ed antiche chiese Il viaggio nell’arte è servito

Tappa a Mercato San Severino, tra archeologia e fasti settecenteschi E per gli amanti della tradizione c’è l’imperdibile “Ciuccie ’e fuoche”

Rappresenta uno dei più suggestivi esempi di architettura militare dell’Italia meridionale e così come è complessa la sua stratigrafia, lo è anche il patrimonio di storie, aneddoti, curiosità, ricordi, studi certosini ed indagini, che ne hanno da sempre accompagnato la storia. Il complesso monumentale del castello medievale di Mercato S. Severino è il secondo, per estensione, nel Meridione, e si offre come una delle tappe più interessanti per chi sceglie di concedersi una gita fuori porta nella Valle dell’Irno. Tre i nuclei della sua fondazione: uno di epoca longobarda, un secondo normanno ed un terzo svevo-angioino-aragonese, le cui tracce sono ancora perfettamente leggibili nelle rovine che il tempo ci ha restituito. All’interno di una struttura imponente, immersa nel verde della collina, sorge ancora la cappella dove San Tommaso, recatosi a trovare la sorella Teodora (che sposò un esponente della famiglia dei Sanseverino), ebbe l’ultima visione prima della morte che lo colse sulla strada per la Francia, dove era diretto nelle vesti di ambasciatore del Papa. Catapulte e mangani, ceramiche e monete, sono stati riportati alla luce dagli scavi condotti dall’ateneo salernitano (centro per l’archeologia medievale) insieme ai resti di antichissime officine metallurgiche. Un patrimonio prezioso, che racconta scene di vita quotidiana consumate in un’epoca lontana di cui ancora sembrano parlare le torri quadrate di matrice sveva che caratterizzato la cinta del castello.

Anche gli amanti del turismo religioso non resteranno delusi: a Mercato San Severino spiccano diverse chiese di valore storico-artistico. Di fattura rinascimentale è il convento di San Domenico, eretto nel 1464, quando il duca Giovanni di Sanseverino obbligò per testamento il figlio Roberto ad edificare la struttura. Da notare il campanile, unico elemento settecentesco attribuito a Novello di Sanlucano, autore del palazzo Sanseverino a Napoli, oggi chiesa del Gesù. Dopo un’occhiata fugace alla chiesa di Santa Maria delle Grazie, una sosta va sicuramente dedicata alla chiesa di San Giacomo, che è anche una delle più antiche di S. Severino: restano solo il campanile e qualche rudere capaci di sussurrare una storia antica, risalente al 1300.

Un complesso architettonico di tutto rispetto è quello della chiesa di San Giovanni in parco e del Convento Domenicano. Le prime notizie sulla chiesa - il cui portale è sormontato da uno stemma - risalgono al 1412. La facciata si chiude con un arco a sesto acuto, mentre l’interno, caratterizzato da una pianta a croce latina, spicca per un pavimento di maiolica napoletana situato nel Cappellone del Rosario. Nella seconda cappella sulla sinistra, è invece situato il mausoleo dei Pignatelli, risalente al 1412. Un’ampia navata con due cappelle laterali rappresentano l’ossatura del convento di Sant’Antonio, fondato con bolla di Innocenzo VI nel 1358. Tra i tanti dipinti che il convento custodisce, va ricordato la Gloria dell’Immacolata attribuita a Francesco Solimena.

Uno dei simboli di Mercato S. Severino è senza dubbio il palazzo Vanvitelliano di piazza Ettore Imperio. In origine, con la vicina chiesa, costituiva un unico complesso monastico sede dell’ordine dei Domenicani. Ora sede dell’amministrazione comunale, il plesso presenta una forte matrice rinascimentale, mentre il cortile ci riporta all’epoca medievale grazie alla presenza di un museo di catapulte e argani. Un tour a parte meritano le edicole votive risalenti al 1800, che caratterizzano non solo le strade della cittadina della Valle dell’Irno, ma anche quelle delle sue frazioni. Oltre una cinquantina quelle documentate, molte delle quali di notevole valore artistico. Tra queste vale la pena di segnalare l’edicola di piazza Garibaldi, intitolata alla Madonna del Carmine, eretta nel 1860 per devozione di Luigi Carratù. Altre tre edicole dedicate alla Madonna del Carmine sorgono nella frazione di Spiano, a conferma di una devozione che risale al Seicento, quando Giulia e Maria Antonia Cacciatore entrarono a fare parte dell’ordine Carmelitano. Tappa obbligata per gli amanti del Liberty è Villa Risi, che risale ai primi anni del Novecento, mentre i cultori della tradizione non potranno poi lasciarsi sfuggire la festa del “Ciuccie ’e fuoche” che si tiene ogni anno a Ferragosto nella frazione di Acigliano. In chiusura della festa di San Magno, un asino di cartapesta viene trascinato lungo il corso del paese, completamente bardato di fuochi di artificio.

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