LA POLEMICA

Castello Arechi, Alfieri punge il Comune di Salerno

Il simbolo della città “inaccessibile” e nel degrado, il presidente della Provincia: «Adesso serve un dialogo più concreto»

SALERNO - Ha scelto di avviare un nuovo corso nella gestione del Castello Arechi ma la partita per rilanciare il simbolo di Salerno non può essere giocata soltanto dalla Provincia che ne è proprietaria. Perché è evidente che se uno di simboli identitari e di maggiore valore storico della città è abbandonato a sé stesso e va rilanciato, la questione chiama in causa anche Palazzo di Città. Ma sbaglia chi tenta di istillare il germe della polemica nel presidente di Palazzo Sant’Agostino, Franco Alfieri, che, tuttavia non può non sottolineare come «sia la Provincia ad avere il titolo di proprietà ma il bene è della città» e non può non auspicare un dialogo più «concreto» con gli inquilini di Palazzo Guerra. Nulla più ma abbastanza per far capire la distanza (quantomeno nella reattività alle risposte) che, in questo momento segna la distanza tra piazza Amendola e piazza Sant’Agostino.

Il presidente, comunque, va dritto per la sua strada: «Abbiamo attivato la disdetta del contratto per evitare che si rinnovasse tacitamente alle stesse condizioni. Riteniamo che quel bene vada valorizzato diversamente anche in considerazione del fatto che Salerno è diventata una tappa di turismo crocieristico e credo che il Castello, in qualsiasi città, è una delle destinazioni che più affascino perché porta con sé svariate suggestioni storiche, cavalleresche e fiabesche. Il Castello Arechi ha il suo fascino e può diventare tappa obbligatoria. Va raggiunto e, quindi, dobbiamo organizzare un trasporto dedicato che dobbiamo valorizzare».

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