il fatto

Castagna in manette, l’annuncio su Fb

Era armato, sorpreso dai carabinieri. Lui rivela: «Ho preso la pistola per difendermi, hanno sparato contro la mia casa».

SALERNO. Walter Castagna torna in carcere. E il suo arresto, dovuto alla detenzione di una pistola clandestina, apre un inquietante scenario di possibili ritorsioni di matrice criminale e intimidazioni a colpi di arma da fuoco.

I fatti. Sono le undici di martedì sera quando una pattuglia dei carabinieri di Pellezzano riceve una “soffiata” secondo cui Castagna sta girando armato. La Renault Clio dell’ex collaboratore di giustizia viene intercettata in via Notari, nella frazione di Capriglia; a bordo c’è solo lui, che da principio nega il possesso di armi ma poi cede e indica ai militari il borsone nero appoggiato sul sedile posteriore.

WALTER_WEBNella tasca laterale i carabinieri trovano un tirapugni in acciaio e una pistola giocattolo modificata per essere un’arma vera (marca Kimar, modello 85 calibro 8) carica con cinque proiettili 7,65. Il materiale viene sequestrato e per Castagna scatta l’arresto, ma è nell’udienza di convalida con cui il gip Donatella Mancini conferma il carcere che si apre un nuovo scenario su cui sono ora in corso le verifiche della Procura. Affiancato dal difensore Marco Martello, l’ex “pentito” ha spiegato al giudice di aver trovato l’arma sulle montagne di Capriglia e di averla tenuta con sé “per scopi di difesa personale”, preoccupato di ritorsioni della criminalità organizzata per le sue rivelazioni e allarmato dai colpi di pistola che pochi giorni fa sarebbero stati esplosi a ridosso della casa della fidanzata, dove lui stesso si era da poco trasferito.

«Erano diretti a me» ha detto Castagna, raccontando che proprio per questo aveva deciso di andar via di lì e traslocare nell’abitazione dei genitori a Baronissi, dove stava andando quando i carabineri lo hanno fermato. Il suo timore – ha sottolineato – è che qualcuno voglia fargliela pagare per le dichiarazioni rese nel periodo di collaborazione con gli inquirenti, rivelazioni relative alle nuove leve della criminalità cittadina e in particolare al clan Villacaro-D’Andrea a cui è attribuito l’omicidio, nel febbraio del 2007, di Donato Stellato.

Agli inizi di luglio è stata notificata a Vincenzo D’Andrea e Vincenzo Villacaro (detto Ciro) anche un’ordinanza per l’omicidio, nell’agosto dello stesso anno, di Fabio Petrone, legatissimo Castagna e che secondo la Dda fu ucciso proprio perché si temeva che potesse seguire l’amico nella scelta collaborativa. Dopo la morte di Petrone anche Castagna fece marcia indietro, affermando tra l’altro di aver parlato sotto l’effetto di sostanze psicotrope, ma adesso gli inquirenti dovranno verificare se i suoi nuovi timori siano fondati e ricostruire la storia dei colpi di pistola verso l’appartamento della fidanzata.

Intanto il gip ha convalidato l’arresto e accolto la richiesta del sostituto procuratore Maurizio Cardea per l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, avanzando il dubbio che Castagna possa solo aver finto di non conoscere autori e mandanti dell’intimidazione di pochi giorni fa, meditando invece una vendetta personale. Gli arresti domiciliari non sono sufficienti a scongiurare il rischio – ha spiegato il giudice – nemmeno se accompagnati dal braccialetto elettronico, perché un’eventuale ritorsione potrebbe essere commissionata a terzi.