Caso Scarano, luce sui redditi dei D’Amico

Il sacerdote assente in aula. Saranno acquisite le dichiarazioni degli armatori all’Agenzia delle Entrate

Non era presente monsignor Nunzio Scarano dinanzi ai giudici della seconda sezione penale (presidente Ubaldo Perrotta, a latere Mariano Sorrentino ed Erica Cioffi) per la quinta udienza del processo a suo carico per riciclaggio nel quale sono imputate altre 49 persone che avrebbero, in concorso, favorito l’attività illecita del prelato salernitano. Titolare dell’inchiesta, il pm Elena Guarino. «Scarano - spiega il suo legale, l'avvocato Silverio Sica - sarà presente in aula solo quando assolutamente indispensabile al fine di fornire la sua versione dei fatti». I giudici, ieri mattina, hanno messo agli atti la formale richiesta avanzata all’Agenzia delle Entrate, di fornire copia delle ultime dichiarazioni dei redditi dei D’Amico, gli armatori salernitani che si sono sempre detti estranei alle vicende finanziarie del prelato - per prime quelle legate al tentato “rimpatrio” illecito dalla Svizzera di quei famosi 20 milioni di euro - finite sotto la lente d’ingrandimento della Procura. È stata questa la notizia che ha movimentato l’ennesima udienza, durante la quale il pm Elena Guarino ha chiamato nuovi testi, tra cui il maggiore dei carabinieri Gennaro Iervolino, che per primo intervenne presso la dimora salernitana del prelato quando questa, nel gennaio 2013, fu presa di mira dai ladri che portarono via argenteria, monili e quadri di grande valore. Evento, questo, che fece scattare i primi sospetti sul patrimonio del sacerdote. Iervolino fu anche colui che il giorno successivo al furto, raccolse la denuncia dello stesso don Nunzio che si recò al comando in compagnia dell’amico Massimilano Marcianò, diventato poi uno dei più spietati accusatori del monsignore dopo il suo arresto. Sia l’accusa che la difesa si sono soffermate più volte, sul rapporto che allora pareva intercorrere tra don Nunzio e Marcianò e sugli eventuali dubbi che Scarano aveva potuto esternare al maggiore Iervolino sul coinvolgimento del suo amico nel colpo. «Mai fatto il suo nome», ha affermato il capitano dei carabinieri di Salerno. Tra i segnalati dal sacerdote e dal suo amico, in sede di denuncia, c’era invece il marito della commercialista del prelato, Manlio Landi, ora deceduto, che, a detta del sacerdote, era in possesso delle chiavi del suo appartamento. Il 18 febbraio si terrà una udienza straordinaria per ascoltare i due sottufficiali di polizia giudiziaria che hanno condotto le indagini, ovvero il maresciallo Acconcia e il maresciallo Sabatella. (fi.lo.)

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