Caso rifiuti, prosciolto l’ex capo dei vigili

Casal Velino, reato prescritto e risarcimento. Lui: «Peccato, volevo dimostrare la mia innocenza»

CASAL VELINO. Lo Stato dovrà risarcire Eduardo De Feo, ex comandante della Polizia Municipale di Casal Velino, per una vicenda giudiziaria che si è trascinata per cinque anni. Così ha deciso la Corte d’Appello di Napoli, riconoscendogli ai sensi della Legge Pinto un indennizzo di 1.200 euro per l’eccessiva durata del procedimento penale a suo carico che, tra l’altro, si è chiuso senza che il processo sia stato celebrato. Tutto ha inizio nel gennaio del 2007 quando la Polizia provinciale, su ordine della magistratura di Vallo della Lucania, sequestra il sito stoccaggio provvisorio dei rifiuti di località Verduzio-Torricelli di Casal Velino. Il pm Martuscelli apre un fascicolo d’indagine. A De Feo, quale responsabile dell’area vigilanza del Comune cilentano, si contesta di «aver effettuato una discarica di rifiuti solidi urbani speciali non pericolosi, per un volume non inferiore a 1.200 metri cubi, senza aver ottenuto la prescritta autorizzazione». Assistito dall’avvocato Gianluca D’Aiuto, il dirigente della Polizia locale segnala la sua estraneità ai fatti sottoponendosi ad interrogatorio e depositando memorie difensive e documenti. Spiega di non essere responsabile del sito di stoccaggio di Torricelli – impropriamente definito discarica - ma del solo servizio di r.s.u. e di raccolta differenziata dei rifiuti; che il 20 luglio del 2006, in piena emergenza rifiuti, il sindaco Domenico Giordano aveva disposto l’utilizzo eccezionale dello stoccaggio per togliere i rifiuti dalla strada, in una «temporanea e speciale forma di gestione dei rifiuti»; che il 25 agosto, cessata l’emergenza, l’ordinanza era stata revocata e il Comune era in attesa dello svuotamento del sito dai rifiuti, per le cui modalità e tempi aveva avanzato formale richiesta al Corisa4 di Vallo della Lucania ed altri enti competenti.

«Circostanze che ho evidenziato fin dall’inizio e ho di nuovo ribadito in sede di interrogatorio – spiega De Feo, oggi in pensione - Nonostante i chiarimenti forniti sono stato comunque rinviato a giudizio ma il processo, per ragioni d’ufficio e non per strategia difensiva, non è stato celebrato. Un peccato perché volevo dimostrare la mia innocenza». Di rinvio in rinvio, si arriva così all’udienza del 26 marzo scorso. Il giudice Cerulli del tribunale di Vallo emette sentenza di non doversi procedere perché il reato è estinto per prescrizione. Poi il ricorso a Napoli, che riconosce il diritto alla riparazione del danno.

Rosamaria Morinelli