Caso Pagano, la Procura chiede il carcere 

I magistrati hanno presentato appello al Riesame: inasprire le misure cautelari. L’udienza il 15 marzo

SALERNO. Inchiesta sul giudice Pagano, la Procura di Napoli non ci sta e rilancia. Fissata la data dell’appello avverso l’ordinanza di custodia cautelare ai danni di Mario Pagano, di Roccapiemonte, e di imprenditori e funzionari del Tribunale di Salerno, prevista per il prossimo 15 marzo.
I magistrati della Procura parteneopea hanno chiesto al Tribunale del Riesame che venga inasprita la misura cautelare per il giudice salernitano che il Gip ha mandato, dallo scorso 11 dicembre, agli arresti domiciliari. I pm napoletani avevano chiesto al giudice per le indagini preliminari gli arresti in carcere per Mario Pagano. Sempre la Procura, ha chiesto che venga discusso l’appello presentato per Carmine Pagano, fratello del giudice e dal giugno scorso sindaco di Roccapiemonte. Per il primo cittadino, gli inquirenti volevano l’arresto in carcere considerandolo partecipe dell’associazione per delinquere che sarebbe stata capeggiata dal fratello togato e di cui avrebbero fatto parte anche il cognato di quest’ultimo, il cancelliere Nicola Domenico Montone, e l’ex Got Augusta Villani.
Carmine Pagano sarebbe stato il “raccoglitore” delle istanze di numerose persone interessate alle illecite interferenze del giudice sull’attività di pubblici ufficiali, mantenendo contatti anche con politici e gestendo i proventi illegali dell’intero sistema, che pare fossero confluiti in parte nelle casse della Polisportiva Rocchese.
Chiesto, inoltre, di riformare in peggio la misura cautelare inflitta dal gip a carico di Luigi Celestre Angrisani, patron della casa di cura Angrisani-Villa dei Fiori, e del titolare della Royal Trophy, Roberto Leone, di Cava de’ Tirreni, entrambi sottoposti a divieto di dimora nei comuni dove hanno sede le rispettive società. Chiesta di riesaminare anche la posizione del 42enne Eugenio Rainone, di Sarno, della Costruzione Generali Rainone Srl, e di Giacomo Sessa, 59enne di Fisciano, titolare della Sacar Forni.
La Procura aveva chiesto al gip la custodia cautelare in carcere, tra gli altri, dei fratelli Pagano, e degli imprenditori Leone e Celestre Angrisani e gli arresti domiciliari, tra gli altri, per Rainone e Sessa. Il giudice per le indagini preliminari aveva invece stabilito i domiciliari per Mario Pagano, nessuna misura per il fratello Carmine e per Sessa e Rainone, mentre l’obbligo di dimora per quattro imprenditori: Celestre Angrisani, Leone, Riccardo de Falco e Giovanni di Giura, questi ultimi due titolari delle case di cura del gruppo Silba.
Toccherà adesso in particolare all’avvocato Giuseppe Buongiorno, legale del giudice Carmine Pagano, tratteggiare la linea difensiva del suo assistito, visto che gli avvocati difensori degli altri imputati avevano avuto la possibilità di farlo già in una precedente udienza.
L’inchiesta ruota sostanzialmente attorno a due filoni: il primo relativo alla corruzione in atti giudiziari, in capo al giudice Pagano; il secondo relativo alla presunta truffa per centinaia di migliaia di euro legata al finanziamento regionale ottenuto dal magistrato per la realizzazione di un agriturismo.
Salvatore De Napoli
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