«Caso Mastrogiovanni nella galleria degli orrori»

Il senatore Luigi Manconi ha parlato a Salerno della tragica morte del professore «Bene la sentenza sulla contenzione-sequestro, ma non sugli infermieri»

SALERNO. «La contenzione è veramente sicura solo quando non accade mai». Se ieri pomeriggio, al Punto Einaudi di Salerno, il dottor Piero Sangiorgio, direttore Uosm Asl Roma H, ha sottolineato come «la gestione di questi momenti estremi dei pazienti non può non avvenire senza umanità e deve coinvolgere non soltanto i medici ma tutto lo staff curante», Grazia Serra, la nipote di Franco Mastrogiovanni - il professore morto nel 2009 nel reparto psichiatrico dell'ospedale di Vallo della Lucania, dopo 83 ore di contenzione, con mani e piedi legati, senza cibo né acqua – ha denunciato un altro caso di «assoluta mancanza di sensibilità, rimasta impunita».

Quella dimostrata dai 12 infermieri del reparto che, a differenza dei sei medici condannati lo scorso 30 ottobre, «non hanno pagato la violenza attuata sul corpo inerme di Mastrogiovanni». A dare man forte ai familiari del professore pronti a ricorrere in appello contro gli infermieri, e ai membri del comitato "Verità e Giustizia per Franco” che hanno organizzato l'incontro “Il caso Mastrogiovanni”, c'era il senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione parlamentare sui Diritti umani del Senato della Repubblica. «Il caso Mastrogiovanni non è l'unico su cui stiamo lavorando - ha affermato il senatore - ma serve a gettar luce su una galleria degli orrori in cui non sappiamo ancora quale sia il tetto massimo dell'efferatezza che viene raggiunta. La sentenza di primo grado emessa per i medici del reparto psichiatrico di Vallo spero che possa fare giurisprudenza, anche se avrei preferito che avesse riconosciuto la responsabilità degli infermieri». «Mi capita di seguire vicende simili – ha poi aggiunto Manconi – e mai i familiari hanno chiesto l'inasprimento delle pene ma solo giustizia. Quel che è importante è che la sentenza abbia sanzionato l'effetto delittuoso della contenzione, definendola non un atto medico ma uno strumento di sequestro di persona». L'incontro moderato da Michele Capano, legale di parte civile nel processo, è stata un' occasione per un discussione più ampia sul trattamento del paziente in psichiatria e sull'uso della contenzione. E' stato Giuseppe Galzerano, amico storico di Mastrogiovanni, a ripercorrere le ultime ore di libertà del professore «un uomo buono, tranquillo, sereno, pacifico, che non mi risulta avesse mai fatto uso di droga, non violento».

Fiorella Loffredo

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