Casa Valeria, s’indaga sull’assegnazione

La Procura sospetta una turbativa d’asta nella gara per la gestione del centro intitolato alla moglie del boss Viviani

Ci sarebbe qualcosa che non quadra nella procedura con cui il Comune ha assegnato all’associazione di quartiere Ogliara la gestione del centro polifunzionale aperto due anni fa in un immobile sequestrato alla camorra. Lo sospetta la Procura, che su quella gara ristretta ha accesso i riflettori ipotizzando non solo un abuso d’ufficio ma anche una turbativa d’asta, un’iter viziato in cui il vincitore potrebbe essere stato già deciso prima di cominciare. Un’ipotesi tanto più inquietante perché l’inchiesta ha presso le mosse da quello che alcuni inquirenti hanno ritenuto una sorta di “inchino” alla criminalità: il mantenimento, nella denominazione del centro, di quel nome Valeria con cui il boss Raffaele Viviani aveva voluto rendere omaggio alla moglie. È a lui, condannato per usura e ritenuto il finanziatore del clan Arduino-Viviani Vaccaro, che Villa Valeria fu sottratto per acquisirlo al patrimonio dello Stato. L’Agenzia nazionale per i beni confiscati lo ha poi assegnato al Comune, perché lo utilizzasse a fini sociali, e Palazzo di Città ha fatto di quei sette vani al civico 4 di via Ogliara un centro polifunzionale dedicato ai minori, con attività educative e ludiche per bambini e ragazzi in situazioni di disagio. Era il febbraio del 2015 quando la struttura fu inaugurata e il procuratore aggiunto Antonio Centore notò con disappunto quel nome, “Casa di Valeria” che rimandava all’intitolazione originaria. Per questo le indagini sono state affidate alla Direzione distrettuale antimafia, che nei mesi scorsi ha acquisito tutta la documentazione sulla gara e ha formulato le ipotesi investigative di abuso d’ufficio e turbativa d’asta.

Quattro gli indagati: l’assessore Nino Savastano, tuttora delegato alla politiche sociali; il presidente dell’associazione aggiudicataria, Archimede Fasano; i dirigenti comunali Tommaso Esposito e Rosario Caliulo, che si sono succeduti alla guida del settore Politiche sociali nel corso della procedura di gara. Perché quell’iter si espletasse ci sono voluti venti mesi. Era il 18 gennaio del 2012 quando il Comune annunciò che l’assessorato alle Politiche sociali aveva definito con l’Agenzia nazionale per i beni sequestrati la consegna di un fabbricato a Ogliara, destinato a divenire un centro di accoglienza. Da principio vi furono contatti con “Spazio donna”, che in quella villa a due piani avrebbe dovuto realizzare una casa famiglia per donne vittime di violenza. Poi quell’accordo saltò e nell’ottobre del 2013 il Comune stabilì di attivare una gara ristretta per la gestione di un centro diurno per minori. Partirono le lettere di invito per le manifestazioni d’interesse, ma un mese dopo anche quell’iter fu bloccato. Una determina spiegò che era venuta meno “la copertura finanziaria necessaria per coprire le spese conseguenti all’affidamento del servizio” e che per questo la gara era revocata. Poi quei soldi (229mila per tre anni di gestione) furono rinvenuti nel nuovo bilancio e stanziati da una determina nel marzo del 2014. Ad aggiudicarsi la gara fu l’associazione di quartiere Ogliara, che dal 1994 opera nella zona dedicandosi ai minori che vivono condizioni di disagio economico o sociale. È quello che si fa anche ora nei locali dell’immobile confiscato (ora ex Casa di Valeria”), dove bambini e adolescenti da seguire sono segnalati dagli assistenti sociali del Comune. Al sostituto procuratore Rocco Alfano, che conduce le indagini, gli indagati hanno ribadito la regolarità delle procedure e i titoli dell’associazione affidataria. L’inchiesta però è ancora in corso, e in apertura dell’anno giudiziario la presidente della Corte d’Appello, Iside Russo, ha indicato quella intitolazione “Valeria” come uno dei «segnali inquietanti» che «fanno fondatamente ritenere l’esistenza attuale di canali di penetrazione della camorra negli stessi ambienti istituzionali del capoluogo di provincia».

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