Carte di identità falsificate Il fornitore è un italiano

Il giudice scarcera i due immigrati arrestati dalla polizia municipale all’Anagrafe Caccia al misterioso Fabio amico del pakistano che ha consegnato il documento

C’è un misterioso “Fabio” dietro l’affaire delle carte d’identità contraffatte vendute agli extracomunitari. Il suo nome è saltato fuori ieri nel corso dell’interrogatorio di convalida dinanzi al gip Ubaldo Perrotta dei due extracomunitari, El Moufid Nourddine, difeso dall’avvocato Mario Pastorino, e Taran Niton, assistito dall’avvocato Giuseppe Russo, arrestati giovedì scorso dalla polizia locale per possesso e fabbricazione di documenti falsi. Il gip non ha convalidato il solo fermo di Niton, rimettendo però in libertà entrambi gli indagati che, ad avviso del gip, più che dei falsari, sarebbero dei truffati.

Tutto comincia giovedì quando El Moufid, con regolare permesso di soggiorno, si rivolge all’ Ufficio anagrafe del Comune il rilascio di un certificato di residenza utile per il conseguimento della patente di guida. L’impiegata allo sportello nota subito delle evidenti anomalie nel documento di riconoscimento esibito: dal numero di serie al nome del funzionario che firma per il sindaco (un fantomatico Zannone). La dipendente allerta così la polizia locale. El Moufid viene fermato e tira subito in ballo chi gli aveva materialmente fornito la carta d’identità, il pakistano Taran Niton.

El Moufid Nourddine ha poi spiegato che per ottenete il documento si era rivolto a Niton - raggiungibile solo tramite numero di telefono - e che dopo qualche giorno di attesa gli aveva consegnato davanti al Comune la carta di identità: costo 5,5 euro. Quel giovedì Niton, avvertito dall’amico di quanto stava accadendo all’Ufficio Anagrafe, aveva raggiunto spontaneamente il comando dei vigili ed aveva raccontato agli agenti che El Moufid, alcuni giorni prima, gli aveva chiesto un aiuto per il rilascio del documento di identità. Lui era in grado di dargli una mano poiché aveva un amico italiano, tal Fabio che incontrava spesso presso un bar, che sarebbe stato in grado di fargli rilasciare il documento in pochi giorni. Il pakistano si faceva così consegnare dal marocchino copia del permesso di soggiorno e del passaporto. Pochi giorni dopo Fabio consegna la carta d’identità in cambio di pochi euro. I due stranieri, durante il loro interrogatorio hanno più volte ribadito che quel documento non sapevano essere falso, altrimenti il marocchino non l’avrebbe presentato alla funzionaria e il pakistano non si sarebbe precipitato dai vigili per capire cosa fosse accaduto.

Il gip alla fine ha creduto alla versione dei due stranieri vittime di una probabile truffa e li ha rimessi in libertà (per il pakistano non è stato nemmeno convalidato il fermo). Resta però aperto il fronte delle indagini: Niton nel corso del suo interrogatorio, sebbene sollecitato dal giudice, non ha voluto rivelare l’identità del misterioso Fabio, l’uomo cioè che in pochi giorni è riuscito a confezionare una carta d’identità falsa per l’amico. Ora tocca agli uomini della Polizia municipale capire se il misterioso Fabio sia un semplice taroccatore o una persona inserita nell’organizzazione specializzata nel confezionamento di documenti falsi per gli stranieri.

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