Camera Penale e Radicali hanno illustrato la proposta

GIUSTIZIA

Carriere separate dei magistrati, raccolta firme

I penalisti e i radicali chiedono una modifica della situazione attuale. E i giudici di pace scioperano per un mese

SALERNO. Acque agitate nel “mare” della giustizia. Camera penale e Radicali hanno presentato ieri a Salerno la raccolta di firme che punta a raccogliere almeno 50mila adesioni in tutta Italia per una proposta di legge con cui separare le carriere dei giudici da quelle dei magistrati requirenti. E se da lunedì gli avvocati tornano in aula dopo l’ultima settimana di astensione, dal 15 maggio a fermarsi saranno i giudici di pace, che hanno proclamato quattro settimane di stop (fino all’11 giugno) per protestare contro il progetto di riforma della giustizia presentato dal ministro Orlando. Durante l’agitazione resteranno sospese anche tutte le attività giudiziarie e amministrative degli uffici, compresa la redazione e il deposito di sentenze, decreti ingiuntivi e di qualsiasi altro atto di competenza del giudice.

Per la proposta di legge di iniziativa popolare i banchetti saranno allestiti dalla prossima settimana; gli organizzatori formulano un appello a consiglieri comunali e assessori perché si rendano disponibili (insieme a notai e cancellieri) all’autenticazione delle firme. «Per ora abbiamo la disponibilità del consigliere comunale Roberto Celano» annuncia Donato Salzano, segretario dei Radicali salernitani. E l’avvocato Gino Bove, coordinatore dell’iniziativa a Salerno, spiega che i consiglieri possono certificare le sottoscrizioni di chiunque si trovi nel territorio su cui esercitano la funzione, firme che saranno poi inviate ai Comuni di residenza per la verifica dell’iscrizione nelle liste elettorali. «Separare le carriere significa anche contribuire, nel tempo, alla formazione di una nuova giurisprudenza meno schiacciata sul vecchio modello inquisitorio» aggiunge Bove.

Per il presidente della Camera penale, Michele Sarno, l’iniziativa è anche un’occasione per l’avvocatura «per riappropriarsi del proprio ruolo sociale, uscendo dagli studi professionali». Il concetto che rimarca è quello di una mobilitazione legata non a partigianerie professionali ma agli interessi dei cittadini. «Non è una battaglia professionale ma popolare – sottolinea – Il cittadino non deve avere nemmeno il dubbio che nel processo le parti possano non essere in posizione paritaria. E in questo senso si può parlare di una battaglia che va nell’interesse stesso della magistratura, creando le condizioni per una corretta amministrazione della giustizia».

Nei giorni scorsi era stato chiesto alla presidenza della Corte d’appello di garantire anche nel palazzo di giustizia uno spazio per la raccolta di firme, con l’ausilio di un cancelliere, ma difficoltà organizzative e carenze di personale lo hanno impedito. (c.d.m.)
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