CAOS PDL Cosentino ne ha per tutti Veleno su Alfano, Caldoro e Bocchino

L’ex sottosegretario parla per un’ora davanti ai giornalisti sorridendo e regalando battute e inviti a cena: «Il mio errore? Quello di aver ribaltato una regione rossa. Pago per quello»

«Non ho fatto un passo indietro. Ho lottato fino alla fine per la candidatura ma non per una questione di immunità. Avrei potuto candidarmi con uno dei tanti partiti che me l’hanno offerto, ma io non vendo la dignità per l’immunità, perchè penso che valga molto di più». Lo dice Nicola Cosentino in conferenza stampa a Napoli, durante la quale ha risposto per più di un’ora alle domande di decine di cronisti, regalando sorrisi, battute ironiche e anche qualche invito a cena. «Io sono il referente dei Casalesi e allora questo è un clan cretino o di secondo livello, perchè prima si affida a un referente, poi lo fa dimettere da sottosegretario e non lo fa candidare». Nicola Cosentino si difende con un paradosso dall’accusa di essere il referente del clan dei Casalesi.

«A me hanno insegnato che la camorra si avvicina a chi ha potere - prosegue - pago invece per aver ribaltato una regione rossa, dove Bassolino è stato eletto con percentuali bulgare anche a Scampia e Ponticelli. Sono impresentabile perchè sono nato a Casal di Principe, perchè uno dei miei 8 fratelli si è fidanzato a 16 anni con la sua attuale moglie che aveva un fratello di 13 anni, che poi ha fatto il camorrista. Donat Cattin aveva un figlio terrorista, ma dareste del terrorista a Donat Cattin?».

«Adesso voi giornalisti dovrete scegliervi un altro punto di riferimento, un’altra icona del male, perchè certamente non potrete continuare a parlare o sparlare di me, ora che sono un cittadino comune impegnato nella ricerca della verità processuale, l’unica alla quale fare affidamento, non certo a quella che viene conclamata nei processi mediatici», ha anche detto Nicola Cosentino nel corso della affollatissima conferenza stampa all’Hotel Excelsior di Napoli. «Sono sicuro - ha continuato l’ex coordinatore regionale del Pdl campano - che quando arriveranno le sentenze di assoluzione non sarete poi così tanti a seguire la mia conferenza stampa».

«L’unico referente dei casalesi in Parlamento è stato l’onorevole Bocchino, eletto per la prima volta nel ’96 nel collegio di Casal di Principe... Mi riferisco ovviamente alla parte buona che c’è nella stragrande maggioranza dei cittadini di Casal di Principe - ha detto ancora Cosentino - Io nel ’96 ero candidato a Piedimonte Matese, dove la camorra non è mai esistita, poi sono sempre stato candidato nei listini bloccati. E tra l’altro, l’unica volta che si è votato con le preferenze, ho perso alle provinciali del 2005».

«Non avevo le liste in mano, avevo una parte della liste di Campania 2, le ho consegnate a Nitto Palma», ha spiegato Nicola Cosentino in conferenza stampa. «Sono stato fino a notte fonda a Palazzo Grazioli a dare il mio contributo ad organizzare le liste - ha sottolineato - una parte dei documenti li avevo io e li ho consegnati al mio commissario che già dalle cinque era in tribunale». «Si è montato un caso e per evitare che ci potesse essere un mio ritorno in campo», ha aggiunto.

«Mai litigato con le mani con Alfano. Non ho nulla contro la categoria dei perdenti di successo. Ho stima di Alfano e di tutto il gruppo dirigente. Ora il presidente della Regione Stefano Caldoro non potrà più giocare al buono e al cattivo: il cattivo sta da una parte, a lui la gestione della campagna elettorale», ha sottolineato Cosentino, in conferenza stampa a napoli, dicendo che ora «tocca al governatore della campania Caldoro tirare i voti per il Pdl».

«Perchè io fuori e gli altri dentro? Perchè sono il capo degli impresentabili». Così, Nicola Cosentino in conferenza stampa. «Sono fuori perchè su di me c’è stato accanimento e aggressione mediatica senza precedenti». «Vorrei andare in galera ma a fronte di una sentenza», ha anche aggiunto. «Perchè dovrei andare in carcere se oggi sono cittadino comune e non ho più potere di condizionare? - si chiede - se ci vado è perchè siamo in un paese non civile, se ci vado ci vado con la mia dignità. Chiedo un processo immediato».