Cantone boccia l’impianto di compostaggio 

I documenti trasmessi alla Procura della Repubblica e alla Corte dei conti per accertare eventuali irregolarità

L’Anac boccia l’impianto di compostaggio di Salerno perché funziona male e trasmette gli atti alla procura della Repubblica e alla Corte dei conti della Campania, per accertare eventuali irregolarità di loro competenza. La vicenda era partita due anni fa da esposti dell’ex governatore Stefano Caldoro e dell’ex assessore regionale all'ambiente, Giovanni Romano, all’epoca in carica. La delibera dell’autorità anticorruzione, diffusa dall’agenzia Dire, conclude che l’impianto non produce biogas, non recupera materia e non ha mai raggiunto gli obiettivi minimi di smaltimento e recupero energetico. Le criticità dipendono dalla pessima qualità della frazione organica e quindi da una gestione «non corretta del servizio di raccolta differenziata».
A seguito dei rilievi, 11 mesi fa, il comune di Salerno aveva già revocato la gestione alla Daneco per «grave inadempimento alle obbligazioni di contratto tale da compromettere la buona riuscita delle relative prestazioni». Ma l’Anac getta ombre anche sull’attuale conduzione dell'impianto, affidato alla Salerno Pulita, che «ha manifestato di non essere a conoscenza della problematica gravante sulla cattiva qualità del rifiuto organico raccolto». Il risultato è che ci sarebbero 954mila euro di costi annuali per smaltimenti e vaglio mobile – sui 3 milioni complessivi – dovuti alla gestione inefficiente. Bacchettate anche sul collaudo dell’impianto: l’incarico non sarebbe pervenuto tramite procedura di evidenza pubblica. L’autorità presieduta da Raffaele Cantone mette nel mirino tanto l’amministrazione comunale quanto la Daneco, che sarebbero state entrambe a conoscenza del nodo frazione organica. In una delibera del luglio 2012 la giunta ne riconobbe la pessima qualità. La ditta, in audizione al Consiglio dell’Anac, scrisse in una relazione che la «Forsu non è classificabile come tale». Ma nonostante questo, a quei rifiuti era attribuito il codice Cer. Alla Daneco andavano ogni anno 1,2 milioni di euro per smaltire sovvalli, percolati e per l'acquisto di un vaglio mobile: spese evitabili con una frazione organica impura al massimo al 10 per cento, soglia oltre cui l'impianto non funziona. Invece le impurità superano il 20 per cento per la presenza, in particolare, di plastiche derivate ai sacchetti contenitori. «L’Anac riconosce esattamente quello che avevo rilevato io – commenta Romano – lo avevo fatto perché rientrava nelle mie funzioni di vigilanza e per evitare che la corte dei conti venisse a chiedermene conto».
L’ex assessore annuncia di valutare se mandare le carte alla commissione Ue perché «l’impianto è stato realizzato interamente con fondi comunitari e, se avesse funzionato, avrebbe generato entrate», tipologia che Bruxelles vieterebbe senza un cofinanziamento dell'ente locale. «A nulla serve spendere migliaia di euro in opuscoli propagandistici – attacca Michele Cammarano, consigliere regionale M5S – la campagna bugiarda si ritorce contro chi ha disseminato volantini in giro per la Campania. Dopo le bugie sulle ecoballe ecco la prova del fallimento della differenziata e degli impianti che si ostinano a chiamare di compostaggio».
Gianmaria Roberti
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