Il caso

Canone irrisorio per un ristorante con vista sui Templi di Paestum

La Corte dei Conti ipotizza un danno erariale di oltre 700mila euro  imputato ai vertici del Comune di Capaccio e all'amministrazione dell'Ente per le antichità e i monumenti della Provincia di Salerno

CAPACCIO. Un ristorante con vista sui templi di Paestum pagava, per il fitto dei locali in posizione privilegiata, appena 12mila euro annui. Per questa vicenda la Corte dei Conti ipotizza un danno erariale di oltre 700mila euro, imputato ai vertici del Comune di Capaccio-Paestum ed all'amministrazione dell'Ente per le antichità e i monumenti della Provincia di Salerno.

È questo il risultato dell'operazione Nettuno, avviata nel 2014 dalla Guardia di finanza di Agropoli. Dalle indagini è emerso un potenziale danno erariale connesso alla gestione del complesso, che si trova nell'area archeologica di Paestum gestito dall'Ente per le antichità e i monumenti della provincia di Salerno.

Lo stabile è stato dato in locazione alla società (operante nel settore della ristorazione a Capaccio) "Ristorante Nettuno", con contratto più volte rinnovato, da ultimo nel 2006, con scadenza ventennale. Il potenziale danno erariale è emerso dall'entità del canone annuo concordato, da ultimo pari a 12mila euro annui, cifra che la Corte dei Conti giudica irrisoria se confrontata con il pregio, la posizione e le dimensioni dell'intero complesso turistico-ricettivo, situato all'interno della cinta muraria dell'antica città di Paestum con vista diretta sulla Basilica e sul Tempio di Nettuno.

Inoltre, secondo le indagini della Guardia di finanza, il complesso immobiliare è stato affidato in locazione in assenza di gara pubblica e senza valutazione circa la potenziale redditività per l'ente locatore. Il complesso immobiliare, inoltre, non era utilizzato solo come struttura ricettiva, ma - secondo quanto rilevano gli investigatori - in parte destinato a residenza della famiglia che lo gestisce.

Ma il Comune smentisce  la proprietà del bene. "Essa fu acquistata - scrive in una nota il sindaco Italo Voza - con fondi della Prefettura (del Governo del Regno d'Italia) dal Comune di Capaccio il 19 novembre 1931 per compravendita dalla famiglia Forlani Mansi e donata dal Comune medesimo all'Ente per le Antichità e i Monumenti della Provincia di Salerno con atto del 24 settembre 1932, aderendo alla proposta del Prefetto di Salerno, affinché il citato Ente potessere essere dotato di patrimonio e costituito con Regio Decreto n.409 del 1934".

"Atti alla mano, così è ed altre ricostruzioni vanno confutate - prosegue la nota - In pratica, come confermato dal Ministero dell'Economia e delle Finanze con risposta scritta all'interrogazione parlamentare effettuata nel settembre 2012, a seguito di istruttoria del competente Reparto territoriale del Corpo della Guardia di Finanza, il terreno su cui insiste il citato esercizio commerciale (e il medesimo) risulta di proprietà dell'Ente per le Antichità e i Monumenti della Provincia di Salerno".