L'EMERGENZA EPIDEMIA

Candida ha il cancro: «Io, costretta a scegliere tra le cure e le mie figlie»

«Negata la Dad: niente scuola, restano a casa»

SALERNO - «Mi sento una mamma crudele: ho dovuto scegliere fra la mia salute e l’istruzione della mie figlie. E ho scelto di curarmi ». Candida ha 36 anni e la vita, più volte, le ha fatto pescare cartoncini dalla pila degli imprevisti: una grave malattia da giovanissima, da neo-maggiorenne, affrontata e superata a testa alta. Adesso, poco dopo il suo compleanno, dovrà affrontare una nuova battaglia: domani, infatti, è attesa al Policlinico Gemelli di Roma. Dovrà fare una serie di accertamenti e poi un intervento chirurgico per provare a battere, di nuovo il cancro. Una malattia che le sta condizionando la vita: dalla sua abitazione di Montecorvino Rovella, in pratica, non esce più. Ha difficoltà anche a fare le faccende di casa. E, soprattutto, vive nella paura che il Covid possa aggravare la sua situazione.

Candida è una paziente fragile, una donna fragilissima per il suo stato di salute. E i paradossi dei regolamenti italiani l’hanno messa davanti a una scelta: da tempo, infatti, chiede l’attivazione della Dad per le sue due figlie che frequentano le medie per “difendersi” dal virus. La scuola, però, non ha potuto far altro che risponderle di no.

Non è possibile attivare la didattica a distanza per chi vive in un nucleo familiare con i “fragili” perché non è previsto dal regolamento. «Le mie ragazze non andranno a scuola fino al nuovo anno. In queste condizioni, con un’immunodeficienza così severa, possono mettermi a rischio?», racconta al telefono trattenendo le lacrime, ripetendo più volte quel suo sentirsi «mamma crudele» che lascia di stucco. «Mi sento sola e abbandonata, mi sento sull’orlo di un precipizio. Non so davvero come fare», spiega ancora andando poi nel dettaglio della vicenda.

«Ho segnalato il mio stato di salute a tutti: ho parlato con le docenti, con la direttrice della scuola, persino con un segretario. Ho raccontato la mia situazione anche ai genitori dei compagni di classe delle mie figle, ho svelato cose mie personali a chiunque. Non è giusto che mi trovi in questa situazione ». Il protocollo nazionale attualmente in vigore, infatti, vieta l’applicazione della Dad per casi del genere. Eppure la paura avanza: le sue ragazze, infatti, negli scorsi giorni hanno dovuto fare il tampone (risultato negativo) per un contatto con un positivo. E anche nell’istituto si sono registrate situazioni simili. «Loro, per fortuna, capiscono la situazione», dice Candida parlando delle sue ragazze. «In una delle ultime segnalazioni mi sono quasi arresa. Mi hanno detto “signora, purtroppo la legislazione è questa. Speriamo di vedere presto le giovani a scuola”». E, intanto, le due studentesse delle medie di Montecorvino Rovella continuano a collezionare assenze. «Se ne faranno troppe, c’è il rischio che vengano bocciate. Ma io cosa posso fare?», racconta ancora la donna, avvilita, per questa situazione. E pure per qualche faccenda interna dell’istituto.

«Abbiamo difficoltà anche per i compiti a casa. Grazie ai compagni, riusciamo a seguire anche a distanza il programma ma la piattaforma Classroom non è utilizzata da tutti i docenti. Io non cerco la Dad a tutti i costi ma che almeno ci sia data la possibilità di caricare le produzioni delle giovani e trasmetterle ai docenti ».Uno sfogo più che un racconto dell’odissea di una donna. Costretta a scegliere se difendere il suo diritto alla salute o quello all’istruzione delle figlie. Ha preferito curarsi e non mandarle a scuola non avendo risposta dalle istituzioni, bloccate dai regolamenti. E tutto ciò, adesso, la fa sentire una «mamma crudele».