camorra

Cancellieri «Rimane la priorità»

NAPOLI. Il ministro della Giustizia lo ha detto chiaramente: per il Governo Letta il contrasto alla camorra è una priorità «ma - ha aggiunto - dateci il tempo di lavorare». Parlando a Napoli ad un...

NAPOLI. Il ministro della Giustizia lo ha detto chiaramente: per il Governo Letta il contrasto alla camorra è una priorità «ma - ha aggiunto - dateci il tempo di lavorare». Parlando a Napoli ad un convegno su «Mafia ed economie», il Guardasigilli ha così risposto allo scrittore Roberto Saviano che poco prima aveva sottolineato che quando si parla di mafia e di camorra «bisogna avere toni drammatici perché la situazione è drammatica». A giudizio dello scrittore, che ha parlato nei suoi libri degli affari dei Casalesi e che per questo vive da anni sotto scorta, bisogna contrastare non «solo chi spara, ma anche chi condiziona le imprese e gli appalti». Un contrasto che però, secondo il ministro, può essere concretizzato con uno sforzo comune. Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente della Giunta regionale della Campania, Stefano Caldoro, che ha auspicato «un fronte compatto per il contrasto alla criminalità organizzata che veda tutti insieme forze dell’ordine, magistratura e istituzioni. Se riusciamo a garantire trasparenza - ha affermato - abbiamo già compiuto un grande passo avanti». Cancellieri e Saviano hanno preso la parola dopo alcuni magistrati - come Federico Cafiero de Raho e Franco Roberti - per anni protagonisti della lotta alla camorra. Si è registrato anche un confronto (con fuori programma) fra il ministro e avvocati e alcuni sindaci che hanno bocciato la riorganizzazione della geografia giudiziaria in provincia di Napoli. È prevista, oltre alla nascita del tribunale di Napoli nord, la chiusura di alcune sedi distaccate. Inevitabile il confronto anche sul tema delle carceri e sul decreto del governo finalizzato ad alleviare l’emergenza. «Dobbiamo fare uno sforzo di civiltà - ha aggiunto il ministro Cancellieri - I condannati è giusto che paghino con la privazione della libertà ma devono vivere in condizioni civili».