Camorra e politica: gli indagati sono 52

Notificata a Pagani la conclusione dell’inchiesta “Criniera” che ha svelato i rapporti tra i clan e gli esponenti di partito

PAGANI. La procura chiude le indagini per l’operazione “Criniera” che ha radiografato gli intrecci tra politica e camorra a Pagani. Tra i 52 indagati nell’inchiesta che rappresenta un’evoluzione del processo “linea d’ombra”, spiccano il consigliere regionale ed ex sindaco di Pagani, Alberico Gambino, che è in piena campagna elettorale, l’ex consigliere comunale e già consigliere provinciale e vicesindaco di Pagani, Massimo D’Onofrio, e i fratelli Antonio e Michele Petrosino D’Auria, entrambi detenuti, ritenuti personaggi centrali di quel sistema di malaffare messo in luce dalla procura antimafia di Salerno, che attraverso riscontri ed intercettazioni ha documentato anni di appalti, favori e sinergie durati per gran parte degli anni d’oro del Pdl paganese, e non solo attraverso appuntamenti elettorali con protagonisti i politici e gli uomini del clan Fezza-Petrosino D’Auria.

Le carte messe insieme dalla direzione distrettuale antimafia puntano al cuore del clan, indicando Antonio Petrosino D’Auria come capo mentre il fratello Michele fungeva invece da collettore con la politica; l’indagine ha consentito di individuare i legami via via più stretti tra gli indagati a seconda del potere e dei ruoli nel clan, con interessi verso le ascese di esponenti politici di primissimo piano. I due figli del boss Giacchino sono ritenuti gli eredi del boss Tommaso Fezza, anche lui inquadrato nelle ricostruzioni, fino ai politici: Gambino, sindaco sospeso e due volte condannato, e D’Onofrio, l’uomo della destra paganese, alfiere locale di An, entrambi vicini all’ex presidente della provincia e deputato Edmondo Cirielli.

La conclusione indagini è in corso di notifica, col ruolo nuovo attribuito proprio a D’Onofrio, definito “il contraente di un accordo con i D’Auria” e in piena combutta elettorale col clan, appoggiato politicamente dai D’Auria attraverso la candidatura di Vincenzo D’Amato, candidato in una lista d’appoggio alle elezioni 2007 stravinte dal centrodestra. Le accuse mettono insieme episodi contestati all’ex assessore al commercio, Aldo Cascone, e all’ex consigliere comunale Renato Cascone, impegnati nell’imporre la propria azione intimidatrice, con un ruolo anche per l’ex presidente della famigerata partecipata Multiservice, Giovanni Pandolfi Elettrico, un altro anello del gruppo.L’indagine riguarda personaggi di spicco come Vincenzo e Daniele Confessore, Francesco e Gaetano Fezza, Gennaro Napolano, parenti e prestanome delle società gestite di fatto dai Petrosino.

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