IL FATTO

Camorra, arrestato esponente del clan Amato-Pagano

"Giacumino a' Femminella" ordinò l'omicidio di Malavita

NAPOLI - Finisce in manette Giacomo Migliaccio, alias "Giacumino a' Femminella", ritenuto elemento di spicco del clan camorristico "Amato-Pagano", operante nell'area nord di Napoli, tra Melito e i comuni limitrofi. L'arresto, effettuato dai carabinieri del Nucleo investigativo di Castello di Cisterna (l'ordinanza è stata emessa del tribunale di Napoli su richiesta della Direzione distrettuale antimafia della Procura) scaturisce grazie alle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia che individuano Migliaccio tra i mandanti e gli organizzatori dell'omicidio di Pasquale Malavita, avvenuto a Villaricca il 1° ottobre 2010, ritenuto come appartenente al gruppo "Vinella-Grassi", all'epoca dei fatti sottogruppo degli "Amato-Pagano", evento in cui rimase ferito anche Antonio Vanacore, quest'ultimo condannato nel 2019, in sede di giudizio abbreviato, come soggetto di rilievo del clan "Amato-Pagano".

L'uomo è gravemente indiziato, in concorso, di omicidio volontario aggravato per aver agito con premeditazione e per motivi abietti o futili, lesioni personali aggravate, detenzione e porto abusivo di armi, reati tutti aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose. Per l'omicidio Malavita, il 5 marzo del 2018, sono stati già tratti in arresto altri soggetti, appartenenti ai due clan camorristici, poi condannati in primo grado.

Le indagini scaturite in seguito all'omicidio avevano già permesso di ricostruirne le dinamiche e il movente: Malavita, all'epoca dei fatti latitante e da poco condannato a 18 anni di reclusione per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti, si sarebbe lamentato con sodali della "Vinella-Grassi" di non ricevere un adeguato "stipendio". Questi ultimi, timorosi di un'eventuale collaborazione con la giustizia di Malavita, avrebbero richiesto ed ottenuto dai vertici del clan "Amato-Pagano", tra i quali anche Migliaccio, l'autorizzazione ad eliminarlo. La vittima fu attirata in una trappola: convinta di essere stata convocata per essere ascoltata sulle sue rimostranze, nel pomeriggio del primo ottobre 2010, proprio mentre si stava recando all'incontro in compagnia di Antonio Vanacore, anche quest'ultimo inconsapevole di quanto sarebbe successo di lì a poco, fu freddato da un commando armato; mentre Vanacore rimase ferito a un orecchio.