il caso

Camion diretti agli islamisti Indagine dell’antimafia

Giallo internazionale al porto di Salerno per il ritrovamento di due mezzi appartenuti all'Esercito. La Commissione parlamentare tra due settimane in Campania

SALERNO. Due camion appartenuti all’Esercito italiano, ancora perfettamente funzionanti e non affatto in disuso. Sono questi i mezzi militari sequestrati e bloccati al porto di Salerno dall’Agenzia per la dogana. E finiti al centro di un vero e proprio “giallo” internazionale, tanto da giustificare l’intervento della Commissione parlamentare ecomafie. E non si esclude che la vicenda possa finire sotto la lente d’ingrandimento pure della Commissione parlamentare antimafia. Perchè c’è il più che giustificato sospetto che gli autocarri fossero destinati in Somalia, al gruppo islamista Al Shabaab, che li avrebbe utilizzati per compire attentati sanguinari, com’è sua consuetudine, oppure altre azioni terroristiche.

A concentrare l’attenzione degli investigatori sul porto salernitano, sono stati alcuni traffici con la Libia di pezzi di motore e di altro materiale ferroso, che hanno insospettito gli inquirenti. Da qui, attraverso ulteriori verifiche, la scoperta dei camion in partenza per l’Africa, che erano catalogati come rottami ma che, invece, erano perfettamente utilizzabili e pronti all’uso. In pratica non avevano subito le trasformazioni per diventare “rifiuti” o carcasse, ma avevano mantenuto tutte le funzionalità, a cominciare dai vetri oscurati fino all' equipaggiamento degli interni. Particolari quest’ultimi che sono apparsi alquanto strani ai controllori, che hanno voluto vederci chiaro e, quindi, stoppato la spedizione.

A questo punto, dunque, l’inchiesta s’allarga a macchia d’olio e non è escluso che ci possano essere molto presto delle sorprese. L’attività investigativa, infatti, si è concentrata sulle possibili ramificazioni di questo business, che potrebbe coinvolgere le organizzazioni criminali italiane, che fiutando l’affare si sarebbero buttate a capofitto su questo nuovo commercio, che sembra essere abbastanza redditizio. I pezzi meccanici, che in teoria dovrebbero essere degli scarti o, meglio ancora, dei rifiuti, una volta giunti a destinazione verrebbero invece riciclati e destinati ad altre attività, sicuramente non lecite.

A rivelare alcuni passaggi dell’inchiesta in corso, in base alle risultanze ottenute in seguito all’audizione, che si è tenuta martedì scorso a Napoli, è il presidente della Commissione parlamentare ecomafie, Alessandro Bratti. «Abbiamo avanzato richiesta - evidenzia il parlamentare del Pd - affinché ci venga fornita la lista delle aziende che svolgono questa attività», Inoltre Bratti rimarca come sia stata pure inoltrata una formale istanza all’Esercito per «avere indicazioni precise e sapere in che modo avvengano le operazioni di dismissione dei mezzi militari. E comprendere anche attraverso quale modalità siano posti in vendita».

L'articolo completo su La Città di oggi 9 settembre