Camerota, fermata con un coltello davanti alla chiesa

Aveva preso di mira il parroco, don Citro: è stata disarmata La donna ha problemi psichici, dorme da tempo per strada

CAMEROTA. Aspettava silenziosamente il parroco dinanzi alla chiesa. Nella mani un coltello, notato giusto in tempo da un passante che ha chiamato i carabinieri. E’ accaduto domenica sera a Marina di Camerota dove i carabinieri della locale stazione agli ordini del maresciallo Massimo Di Franco hanno bloccato e poi denunciato a piede libero una donna del posto con evidenti problemi psichici. Vittima della minaccia il parroco don Gianni Citro, tra l’altro il patròn del Meeting del Mare, una delle manifestazione dedicate ai giovani e alla musica più importante del Sud Italia.

La donna, di 36 anni, è stata disarmata con non poche difficoltà dal maresciallo Alberto Santoriello e dal carabiniere Augusto De Vincenzi che l’hanno poi tranquillizzata e trasportata in caserma dove è stata deferita all’autorità giudiziaria del tribunale di Vallo della Lucania per minaccia e porto abusivo di armi. La 36enne negli ultimi mesi ha più volte minacciato il suicidio, rifiutando l’aiuto dei servizi sociali e scegliendo come dimora un muretto all’ingresso del paese. I carabinieri hanno in passato segnalato il disagio alle autorità competenti ma, al momento, la situazione è rimasta praticamente invariata. Don Gianni preferisce non commentare l’accaduto ma punta il dito contro il servizio sanitario che «è completamente assente – spiega il sacerdote - nonostante le continue pressioni e segnalazioni effettuate anche da me personalmente. Non hanno mai preso sul serio questo problema ritenendo che non ci sono gli estremi per un intervento di natura sanitaria o psichiatrica». «Intanto – continua don Gianni - alcuni di noi, me compreso, continuano decine di volte al giorno a subire atti di violenza verbale e fisica che denunciano un evidente e grave forma di disagio mentale e l’assoluta urgenza di un adeguato intervento medico- psichiatrico». La 36enne, nonostante la denuncia dei carabinieri, continua a dormire all’aperto, al freddo e alla pioggia, in via Bolivar.

Insomma minacce senza fondamento, ben diverse da quelle che il sacerdote subì due anni fa, quando diventò bersaglio di una serie di lettere anonime, manifesti e per finire anche di una scritta intimidatoria all’interno della stazione ferroviaria di Pisciotta. Colpevole il suo coraggio nel denunciare in ogni occasione chi lavora contro il territorio.

«Mi sento esclusivamente un sacerdote – dichiarò allora don Gianni - ed è in forza del mio ministero pastorale e del mio amore per la gente e per il territorio che ho intrapreso una battaglia contro certi sistemi di controllo malavitoso e di gestione mafiosa della vita locale».

Vincenzo Rubano

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