delitto garzillo

Calunniò i carabinieri: indagato

Antonio Marrazzo accusò i militari di averlo “incastrato

È stato incriminato per calunnia nei confronti dei carabinieri di Nocera Inferiore, a suo dire rei di averlo incastrato, il pregiudicato nocerino Antonio Marrazzo, 32 anni, già arrestato e condannato per possesso di una pistola, saltata fuori dopo una perquisizione nella sua casa in via Napoli, effettuata la mattina dopo l’omicidio del nocerino Guido Garzillo. Marrazzo fu condannato con un successivo rito abbreviato davanti al gup, a due anni e sei mesi per detenzione di arma clandestina.

E proprio mentre era sottoposto a misura cautelare, Marrazzo scrisse due lettere, una al pm Lenza e l’altra al gip Scermino, nelle quali, oltre a sottolineare la sua estraneità al delitto Garzillo, sosteneva anche di non aver nulla a che fare con quell’arma, anzi, che si trattava di una montatura architettata dai carabinieri, che lo avrebbero visto lanciar via la pistola poco prima di essere arrestato in flagranza di reato. In quel frangente, gli investigatori ritennero che quell’arma fosse legata all’esecuzione di Garzillo, perché i tre proiettili mancanti combaciavano proprio con i tre esplosi nell’omicidio, con gli accertamenti affidati al Ris ma un successivo alibi che scagionò Marrazzo.

Le lettere del trentaduenne nocerino ai suoi giudici furono quindi acquisite agli atti e inserite nel fascicolo d'inchiesta col quale la procura procede contro di lui con l’accusa di calunnia nei confronti degli investigatori. L’indagine sull’omicidio Garzillo è passata alcuni mesi fa alla Procura antimafia di Salerno alcuni mesi fa, ma l’assassino non è stato mai individuato.

Marrazzo, invece, è stato indagato per la detenzione di arma clandestina. Per lui la procura ne aveva chiesto e ottenuto il processo con rito immediato con la successiva richiesta di rito alternativo formulata dalla difesa, Già nel corso dell'udienza di convalida del fermo, davanti al giudice Marrazzo negò ogni addebito, ma il gip, visto il pesante quadro accusatorio non ravvisò elementi per mettere fine alla sua permanenza in carcere. Durante la custodia cautelare Marrazo scrisse le lettere con le quali si discolpava e accusava i carabinieri, e finì iscritto nel registro degli indagati. Il reato gli è stato contestato separatamente rispetto all'indagine sul delitto.

Alfonso T. Guerritore

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