VERSO LE REGIONALI

Caldoro: «A Salerno il voto non è libero»

Il candidato presidente del centrodestra: «Condizionamento fortissimo di clan politici». «Cafoni salernitani? No, di Ruvo»

SALERNO - «A Salerno c’è un condizionamento fortissimo di clan politici che controllano le preferenze attorno alle società partecipate ». Stefano Caldoro, candidato presidente della Regione col centrodestra, è arrivato ieri a Salerno, città del suo competitor storico Vincenzo De Luca. E si dice «preoccupato – sostiene – perché a Salerno non c’è l’esercizio di un voto libero ». «C’è uno scambio politico continuo, un condizionamento forte e violento di personaggi che nessuno conosce e che alla resa dei conti prendono migliaia di preferenze. C’è, insomma, un controllo clientelare: io ti do e tu mi voti», spiega. Caldoro invoca perciò controlli: «Nella precedente campagna elettorale, dove anche in quel caso la libertà di voto è stata molto limitata - spiega ci sono stati dei morti per strada per attaccare i manifesti elettorali. Queste cose non succedono in nessuna parte d’Italia e d’Europa. Come vedete c’è qualcuno che è prepotente, arrogante, e che usa metodi violenti per condizionare il voto. Ci appelliamo agli organi di vigilanza affinché facciano un controllo veramente forte».

Le otto liste in corsa. Al fianco di Caldoro, che annuncia l’appoggio «di 8 liste di partito», il senatore forzista Enzo Fasano; i parlamentari di Fratelli d’Italia Edmondo Cirielli e Antonio Iannone; il segretario provinciale della Lega Nicholas Esposito; l’ex senatore Nino Marotta. E poi tanti aspiranti consiglieri regionali. «La coalizione – rimarca Caldoro - è unita. Io penso che bisogna fare una grande battaglia. Noi rappresentiamo una scelta di libertà vera, di buon governo e anche di cambiamento». Un percorso, a detta di Caldoro, completamente diverso da quello del centrosinistra: «Il vero padrino di questa campagna elettorale è a Palazzo Santa Lucia, che organizza, a volte blandisce e intimorisce».

Il “cafone di Ruvo”. Caldoro non nomina mai Vincenzo De Luca. E a chi gli fa notare di aver definito il governatore, qualche giorno prima, “cafone salernitano”, risponde: «Non ho detto cafoni salernitani ma cafone salernitano, come ci può essere anche un cafone napoletano. È evidente che i cittadini salernitani sono cosa ben diversa. Di cafone ce n’è uno. Gli altri sono persone perbene. Diciamo, allora, che è un cafone di Ruvo, così nessuno s’arrabbia». E spiega che il suo «segnale era una risposta non ad un’offesa, in quanto non mi si tira facilmente in polemica, ma ad alcune affermazioni veramente offensive fatte da un cafone che veniva da fuori e che offendeva in maniera violenta gli avellinesi. In quel momento ho difeso la buona educazione il rispetto delle persone».

La frode inaugurazioni. L’ex ministro, inoltre, accusa De Luca anche di frode a fini elettorali. E lo fa in riferimento all’inaugurazione in pompa magna del depuratore di Marina di Camerota. «È una manipolazione della realtà – puntualizza – perché i lavori sono iniziati nel 2014, con fondi stanziati dalla mia amministrazione. Anche a me è capitato d’inaugurare opere cominciate sotto un’altra amministrazione. Ma io ho sempre invitato anche Antonio Bassolino e i suoi assessori. O, perlomeno, li ho ricordati nel tagliare il nastro. Sono stato a Campagna a vedere le mille opere messe in campo durante la mia amministrazione, opere straordinarie che vogliamo monitorare se sono state realizzate e vedere cosa, invece, non è stato fatto in questi cinque anni, quando al contrario c'è stato il crollo degli investimenti ».

Il crollo degli investimenti. Secondo Caldoro durante il governo De Luca si sono fatti enormi passi indietro. «Nel mio periodo – sottolinea -ci sono stati oltre 3 miliardi di investimenti, qui siamo appena a 600 milioni di investimenti. Pensate che crollo. Anche tante cose non fatte, come il litorale, c'era una grande opera per difendere dal mare le nostre coste salernitane. Questo, invece, ha portato ad una situazione di degrado perché le cose non si fanno. Grande è la differenza tra noi che facciamo le cose e le realizziamo e qualcuno che chiacchiera solo ma non fa nulla di realmente positivo per i propri cittadini».

Il salto della quaglia. Nessuna preoccupazione, infine, per gli ex compagni di partito passati con De Luca. «Il salto della quaglia – s’infervora Caldoro – è l’azione più immorale che possa esserci in politica. Questi signori saltano da una poltrona all’altra. Chi ha cambiato ultimamente casacca era uno dei più agguerriti detrattori dell’attuale amministrazione. Basta guardare i profili social per rendersi conto delle feroci critiche». Poi all’improvviso la folgorazione: «Questo significa che c’è qualcuno che si vende e c’è chi compra».

Gaetano de Stefano