SALERNO DA VIVERE

Caffè, quel ritoda gustare in mille modi

Cacao, ginseng o espresso: la bevanda dall’aroma inconfondibile seduce i salernitani

"Beverei prima il veleno/ che un bicchier che fosse pieno/ dell’amaro e reo caffè". Per fortuna i tempi sono cambiati da quando, nel 1645, il medico e letterato Francesco Redi così cantava nel suo "Bacco in Toscana", quasi mezzo secolo prima della disfatta dell’esercito turco (1683) che avrebbe segnato tramite i porti di Marsiglia e Venezia, la diffusione capillare di una bevanda destinata ad avere un successo intramontabile. Una fama che i secoli non hanno neppure minimamente appannato, pur tra faide di natura religiosa (come quando alcuni sacerdoti proposero a papa Clemente VIII di bandirlo, data la sua popolaritá nel mondo islamico) o medica (per anni è stato accusato di causare ictus ed infarti). 
Il caffè è un rito irrinunciabile. E i salernitani lo sanno bene. Il primo contatto con il mondo, al risveglio. Un’occasione di socializzazione. Un momento per prendere fiato. Ma anche un pretesto per trovarsi di fronte, naso a naso, e discutere. Lo avevano intuito gli illuministi che nei "caffè" si confrontavano e che decisero di chiamare proprio "Il Caffè" il periodico più prestigioso della cultura di quei tempi (Milano, 1764). La bevanda diventa casa di ospitalitá, luogo di ritrovo. Soppianta la piazza medievale con le sue cerimonie religiose, cancella la corte rinascimentale dell’amor platonico. Obbliga al dialogo, alle parole che diventano fatti. Ritempra lo spirito con il suo sapore deciso.
In Campania il caffè è un simbolo. E Salerno non fa eccezione. Di media i bar - del centro come della zona orientale - ne "sfornano" dai 400 ai 600 al giorno. Ma c’è anche chi, restando aperto tutta la notte, supera i 1000. Espresso, macchiato, lungo, ristretto o decaffeinato: i classici, spiegano gli operatori del settore, sono intramontabili, anche se negli ultimi anni ha preso piede la moda delle tazzine dolci.
Alla nocciola, al cacao, al caramello, al cioccolato bianco, perfino al ginseng, al pepe rosa e al mango. Un esercito di espressi aromatizzati per esaltare il palato dei più golosi e stuzzicare la fantasia. Ogni bar ha la sua specialitá. Al Caffè dei giovani di via San Leonardo, per esempio, i caffè con crema al cioccolato bianco e nero sono gettonatissimi anche se, spiega Massimo Sabato, «l’espresso resta sempre quello più venduto». Al bar Corso, va bene il marocchino, dall’aroma speziato, mentre all’Apollo 11 riscuotono successo le varianti al cocco, alla nocciola, al caramello e al ginseng. Con orgoglio Salvatore Esposito dice: «Ci siamo adeguati alle mode, ma l’espresso è un classico. Per un buon caffè ci sono tanti piccoli segreti, la macina, la macchina e... la mano del barista». Giovani avvocati e signore si ritrovano invece al bar Punto Virgola per il rito dell’espressino: «E’ un caffè in vetro servito con una schiuma di latte molto compatta», spiega Daniela Principe: «Il nostro segreto? Ci mettiamo tanta passione». Al Santa Lucia di via Roma si fa la fila per gustare il tandem, una specialitá la cui ricetta è top secret, mentre da anni lo Sugar Bar ha fatto del caffè shakerato la sua punta di diamante. «Facciamo anche il marocchino e il brasiliano, ma lo shakerato è il più richiesto» dice Sergio Forte. Gli ingredienti sono semplici e genuini: caffè, ghiaccio e zucchero. Il risultato è una panna fredda di caffè senza grassi, il che non guasta.
Chi invece vuole concedersi lo strappo di una vera e propria bomba calorica, deve fare tappa al Caffè Lulù, nei pressi di piazza Portanova, dove l’avvenente Luisa Noschese seduce i palati con i suoi caffè cubani: cioccolato bianco, fondente, caffè in crema e cacao. Al bar Pacifico di via Santa Margherita, il patròn Mario si sbizzarrisce tra tazzine al cioccolato bianco e creme del Don. Ma la specialitá della casa è il caffè in coccio e piace soprattutto alle donne: «E’ una crema di caffè con schiuma di latte, decorata artigianalmente».
Cioccolato bianco e nocciola sono nella hit del Bar Mexico ’70 di Pastena, ma anche qui la titolare non ha dubbi. «Il classico espresso resta quello più venduto - dice Annamaria Scannapieco - Piace a tutti e va bene in un qualunque momento della giornata». Amaretto è una delle specialitá del bar Varese al corso, «ma pure nocciola e cioccolata vanno forte - commenta Maura Varese - Noi però vendiamo per lo più espressi, in particolare tra le 8 e le 12». In declino il caffè corretto, spiegano dal Fluxus. La tazzina con l’anice o l’acquavite non è più di moda.
Chi preferisce l’abbinamento con l’alcol sceglie l’Irish Coffee (il bar storico per berlo è l’Amnesia, nel centro storico) o la variante giamaicana con il rum al posto del whisky. Per gli appassionati, le varianti sono infinite: c’è il caffè turco (che consente di divertirsi poi a leggere i fondi) e quello valdostano, quello al mou e quello con praline. Un paradiso per i golosi, come il caffè Cutelli. L’espresso tradizionale viene infatti servito accompagnato da un gelatino in estate e da un cucchiaino di cioccolata in inverno. C’è poi H24 che accoglie comitive di nottambuli proponendo sia i classici alla nocciola, sia tazzine dai mille gusti.
Gli orari clou del caffè sono tra le 6 e le 11 del mattino. Ma anche il primo pomeriggio o l’ora dell’aperitivo vanno benissimo per sorseggiare una tazzina. «I salernitani sono drogati di caffè» spiegano dal Cavour. «Possono rinunciare a tutto, ma al caffè mai», sentenzia Luisa Noschese. Del resto anche quarant’anni fa era così. Allora c’erano la Casa del Caffè, il bar Medici, il bar Venezia. Pochi locali, stessa voglia di perdersi nell’aroma inconfondibile. E viene in mente il celebre monologo di Eduardo De Filippo quando, nei panni di Pasquale Lojacono, fa l’elogio della tazzina, raccontando minuziosamente al suo dirimpettaio i segreti della preparazione: il beccuccio, la miscela, l’acqua, i tempi per l’ebollizione... Chi non ha il tempo di regalarsi un quarto d’ora al bar, ripiega sulle macchinette aziendali. Certo, il romanticismo di quella napoletana o della moka (attualmente in vendita anche in versione deluxe, con centinaia di swarovsky) sfuma
Ma non il gusto della chiacchiera. Al punto che nel 2001 tre autori televisivi vi ritagliarono intorno un format, diventato una sit com di successo in mezza Europa. Camera Caffè, per l’appunto....