Cadavere recuperato sui monti Trovata la patente di Nino 

Scoperti altri resti e i documenti del 67enne scomparso nove mesi fa mentre cercava funghi In azione gli esperti del Soccorso alpino e la Scientifica dell’Arma. Ora si attende solo il Dna 

OLEVANO SUL TUSCIANO. Ritrovati sui monti altri resti umani e documenti vari con il telefonino che comproverebbero che il cadavere ritrovato ormai un mese fa sia proprio quello del 67enne Antonio Rocco, l’uomo originario di Olevano sul Tusciano e residente a Battipaglia, scomparso circa nove mesi fa mentre cercava funghi con gli amici in una località impervia dell’Alto Sele.
La procura di Avellino, dopo la scoperta di alcuni resti umani, aveva disposto indagini più approfondite sul luogo del ritrovamento, affidando l’incarico agli uomini del Soccorso alpino e ai militari della Scientifica. Dopo una accurata attività investigativa, anche con l’utilizzo di apparecchiature scientifiche per sondare il terreno, sono venuti alla luce altri resti umani nella zona denominata Valle della Caccia, posta poco distante dall’Oasi del Wwf di Senerchia, stesso luogo dove avvenne la scomparsa circa nove mesi fa del 67enne di Olevano.
La magistratura di Avellino, coadiuvata dai carabinieri della Compagnia di Avellino congiuntamente col Comando Compagnia di Montella, retto dal maggiore Enrico Galloro, e i colleghi di Senerchia, continuano però a rimanere cauti.
I primi resti umani recuperati sono stati trasferiti all’obitorio dell’ospedale di Sant’Angelo dei Lombardi, per prelevare il Dna. Ma prima di avviare l’iter la magistratura aveva predisposto una ulteriore attività di indagini perlustrativa di tutta l’area. Proprio nella speranza che la scientifica potesse acquisire ulteriori elementi per decretare l’identità del cadavere. E proprio ieri il ritrovamento da parte del soccorso Alpino e della scientifica di altri resti umani sparsi sul terreno: si tratta del cranio, della gabbia toracica e un braccio; e poco distante anche un gilè contenente la patente di guida di proprietà di Antonio Rocco e sopratutto il suo cellulare. Tutti elementi che comproverebbero che quei resto sono realmente quelli del 67enne scomparso. Ora si dovranno chiarire le cause del decesso dell’uomo, anche se, da una prima sommaria ricostruzione effettuata, sarebbero riconducibili ad una caduta accidentale.
Infatti lo sfortunato cercatore di funghi dopo essersi addentrato nella fitta vegetazione avrebbe presumibilmente perso l’equilibrio fino a precipitare nel burrone. Un’ipotesi che sarà chiarita nel corso di approfonditi esami necroscopici sui resti umani ritrovati un mese fa per puro caso, da parte di un paracadudista americano, Joe Brehun, che si era recato in quella zona impervia per adempiere a una richiesta di sua zia, la quale perse proprio su quelle montagne suo fratello nel dicembre del 1944, insieme ad altri 15 commilitori. Fu lui a trovare quel cadavere e a far scattare le indagini.
Sergio Macellaro
©RIPRODUZIONE RISERVATA.