«Cacciate i pirati dal nostro mare»

La rabbia dei pescatori dopo il sequestro della spadara lunga 30 chilometri

CAMEROTA. «Più delfini e meno reti killer nel nostro mare»: il giorno dopo il blitz della Capitaneria di porto, col sequestro di 30 chilometri di spadare a poche miglia dalla costa del Cilento, è unanime la richiesta di pescatori e operatori locali. «Chi mette in mare 30 chilometri di spadare non può definirsi pescatore – denuncia Gennaro Attanasio, skipper e presidente dell’associazione Cilento a Vela – i pescatori amano e difendono il mare. Sempre. Questa gente invece ama solo il guadagno facile. Sono degli assassini dell’ecosistema, non pescatori». «In questo tratto di costa meraviglioso – continua – vorremmo navigare con i delfini, con le tartarughe, con le mante giganti che danzano nell’acqua. Non tra le reti dei pescatori di frodo».

Proprio giovedì notte, nel corso del sequestro, i militari hanno salvato una manta gigante rimasta incagliata nella rete. «Da amante di questa terra – aggiunge Toni Del Gaudio, operatore turistico di Camerota – sono convito che questo fenomeno va contrastato con tutte le forze. Tutti i pescatori onesti dovrebbero sostenere il lavoro della Guardia costiera». «Siamo rimasti sbalorditi dalla notizia del sequestro – racconta Giuseppe, pescatore di Palinuro – Noi pescatori della zona ci siamo dedicati sempre alle attività consentite. Con tanti sacrifici, questo è vero, ma sempre nel rispetto delle regole e del nostro mare». Per Vito Russo, uno dei pescatori più giovani di Marina di Camerota, «trenta chilometri di spadare sono davvero tanti. Questi abusi – spiega – vanno giustamente sanzionati ma va anche detto che l’attuale normativa andrebbe un po’ rivista. Come diceva l’ex sindaco pescatore di Pollica, Angelo Vassallo, per andare avanti è necessario guardare al passato. Bisogna fare esattamente questo. Bisognerebbe consentire questa pesca con piccole quantità di reti, come avveniva una volta, ed in determinati periodi dell’anno. Chiuderla completamente è una misura eccessiva. Anche perché vengono autorizzate tecniche di pesca molto più impattanti. Ad esempio lo strascico ma anche i palangari che sono arnesi terribili per le tartarughe marine». Così anche Domenico Milo, pescatore in pensione: «Dinanzi a un muro di 30 chilometri di reti è necessario intervenire, nessun dubbio su questo – spiega – però bisognerebbe essere meno rigidi su quantità inferiori. Una volta questa era la pesca più praticata. I pescatori, quelli veri, quando beccano nelle reti delfini e tartarughe li liberato immediatamente, a rischio di perdere rete e pescato».

Vincenzo Rubano

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