Caccia ai complici dei riciclatori

Centrale di mezzi rubati a Capaccio, indagini serrate dopo i tre arresti

CAPACCIO. La scoperta della “centrale” di riciclaggio di mezzi per l’edilizia rubati e i tre arresti conseguenti non hanno messo fine alle indagini dei carabinieri. Gli investigatori delle province di Avellino e Salerno continuano a lavorare, convinti come sono che le tre persone arrestate venerdì pomeriggio a Capaccio non siano le sole coinvolte nel “giro”. E, in attesa degli interrogatori in carcere dei tre indagati – Giovanni Barra di 23 anni, Rocco Capuano, di 38, ed Emilio De Prisco, di 33, tutti di Mercato San Severino e con precedenti penali – proseguono, controlli, verifiche e perquisizioni. In particolare a Capaccio e nell’area della Piana del Sele, ma anche nella Valle dell’Irno. I militari dell’Arma puntano a stanare i complici dei tre giovani sorpresi nel capannone di Capaccio e non sono da escludere, nei prossimi giorni, ulteriori e clamorosi sviluppi nell’inchiesta, portata avanti dalle procure di Avellino e Salerno.

Intanto domani, al più tardi martedì, Barra, Capuano e De Prisco saranno interrogati nel carcere di Salerno-Fuorni, dove sono detenuti, per l’eventuale convalida dell’arresto.Il sospetto degli investigatori è che, insieme a tre giovani sorpresi a “taroccare” escavatori, camion, gru rubati, ci siano altre persone coinvolte: una sorta di “banda” specializzata nei furti e nel riciclaggio di mezzi e attrezzature per l’edilizia e il movimento terra. Un’ipotesi, questa, che resta comunque tutta da provare.

Ad ogni modo, il blitz dei carabinieri della compagnia di Montella, guidata dal capitano Enrico Gallorro, in collaborazione con i colleghi della compagnia di Agropoli ha consentito di recuperare a Capaccio (dove risiede Giovanni Barra, uno degli indagati) alcuni mezzi rubati una decina di giorni nel deposito dell’azienda Moviter di Montella, nell’area Pip della cittadina irpina. Ma nel capannone trasformato in “centrale” del riciclaggio sono stati rinvenuti anche altri mezzi risultati rubati nella provincia di Potenza.

Sergio Macellaro

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