IL PROCESSO

Bufale “dopate” per il latte a Cava de' Tirreni: condannati 

Ventuno anni di reclusione per Siani. Con due complici importava ketamina e somatropina dall’Albania

CAVA DE' TIRRENI. Confermate in Cassazione le condanne per il traffico internazionale di Ketamina nei confronti del cavese Raffaele Siani, coimputato con l’albanese Fredi Seferi e Carmine Romano di Pomigliano. Siani, 68enne, ritenuto uno degli organizzatori dello smercio, con acquisto e commercializzazione di olio di hashish e Ketamina di uso dopante e stupefacente sull’asse Albania-Italia, è ritenuto colpevole insieme al solo Romano anche di associazione a delinquere finalizzata ad acquisto e commercio illegale di medicinali a base di somatropina, destinati a bovini da latte. Le impugnazioni contro la decisione di secondo grado, con pene di 21 anni in continuazione per Siani, 15 anni per Romano e quattordici e dieci mesi per Seferi, riguardavano vari motivi, tra cui difetti procedurali e di motivazione, competenza territoriale e vizi ulteriori nell’iter processuale.
In particolare, come argomentato dal suo legale Rosario Arienzo, Seferi al momento della citazione era recluso in territorio spagnolo, mentre era stato dichiarato irreperibile dalla Procura di Napoli dopo vane ricerche, senza la possibilità di chiedere interrogatorio né copia degli atti d’indagine: poiché era recluso in territorio straniero, non poteva essere equiparato al latitante.
Nel corso del processo, ancora, la difesa aveva eccepito per la posizione di Siani l’inutilizzabilità del contenuto delle intercettazioni telefoniche ambientali nel suo veicolo, una Ford Focus, per la distruzione del supporto magnetico, senza la testimonianza dell’operatore che aveva eseguito la trascrizione sommaria, con la mancanza di elementi di riscontro per le accuse contro di lui oltre alle dichiarazioni del pentito Santino Cantone.
L’inchiesta scattata nel 2012 riguardava un’organizzazione in grado di trafficare sostanze per alterare prestazioni e produzione di latte delle bufale, con la somatropina, e sostanze stupefacenti, con l’affare legato all’attività illecita del clan dei casalesi. Secondo le indagini le bufale furono dopate affinchè producessero più latte con sostanze altamente nocive per la salute umana e per quella degli stessi animali, con un deposito a Riardo finito nel mirino dei clan e la la vendita clandestina dei farmaci in grado di fruttare circa 30mila euro alla settimana. Alla base del procedimento penale istruito, arrivato fino all’attuale rigetto disposto dalla Suprema Corte di Cassazione, c’erano proprio le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Santino Cantone all’epoca dei fatti, in grado di svelare gli equilibri e gli accordi dietro il traffico, coinvolgendo medici veterinari, allevatori e informatori scientifici nonché due cittadini albanesi che avrebbero avuto i contatti con organizzazioni criminali straniere per il traffico delle sostanze dopanti del tipo Ketamina e Somatotropina nonché oli di hashish medicinali, tutto importato clandestinamente in Italia e spacciato dal deposito farmaceutico di Riardo con la compiacenza dei medici veterinari presso le numerose aziende bufaline sia del casertano e sia del napoletano. In base alla ricostruzione della Dda dietro la farmacia di Riardo c’era il gruppo di Bidognetti. La Cassazione ha rigettato i tre ricorsi presentati dagli imputati.

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