Btp e Paif: gli operai rilevano le fabbriche

Nate due cooperative di dipendenti per rilanciare le industrie messe in liquidazione. In gioco oltre cento posti di lavoro

I lavoratori di Btp Tecno, Paif e Termopaif costituiscono delle cooperative per acquisire le aziende e trasformarsi in imprenditori. Le due società sono in liquidazione da circa un anno, i libri contabili sono in Tribunale e i dipendenti di quelle che una volta erano fiorenti industrie sono ormai senza lavoro. Il tentativo estremo è di acquisire le fabbriche, accedendo ad appositi capitoli di finanziamento presso il Ministero dello Sviluppo Economico e la Regione Campania, riavviando la produzione.

I circa 90 lavoratori della Btp Tecno vivono un dramma da circa due anni. Nonostante i tanti incontri a Roma, presso la sede del Mise, gli interessamenti di un misterioso tycoon libico sparito nel nulla, l’azienda è chiusa da dicembre. La vicenda che riguarda Paif e Termopaif è eclatante. Le due aziende sono cadute in disgrazia con il licenziamento di 84 lavoratori: 31 della Paif, 53 della Termopaif. La bocciatura da parte del Tribunale di Salerno dei piani di concordato stilati dai consulenti, a marzo dello scorso anno, aveva chiuso le porte ad ogni speranza. I lavoratori, dopo vari incontri con le organizzazioni sindacali ed alcuni consulenti – nonché qualche insoddisfacente passeggiata in Regione – hanno deciso di prendere la strada dell’autoimpiego.

Le coop, una volta completato l’iter burocratico di fondazione, stileranno dei piani industriali da presentare al Tribunale di Genova (per quanto riguarda la Btp) e al Tribunale di Salerno (gruppo Paif). Se tali piani, che di certo dovranno prevedere l’accesso a finanziamenti, saranno accolti, i dipendenti diventeranno imprenditori di loro stessi. Seguendo un esempio portato avanti da diverse realtà italiane, soprattutto in Veneto. Potrebbe avere un ruolo significativo Sviluppo Italia, garantendo fondi di partenza per l’avvio delle attività industriali e coprendo anche i costi di gestione del primo anno con finanziamenti agevolati.

La scelta dei lavoratori è stata accolta con interesse dalla politica locale, che ha chiesto alle istituzioni preposte di affiancare i probabili neo-imprenditori. «La scelta di costituire una cooperativa da parte dei lavoratori è una iniziativa da valutare con serietà e da sostenere – afferma il segretario cittadino del Pd, Davide Bruno – Infatti, la cooperativa di lavoratori, per dare continuità produttiva allo stabilimento, è una forma giuridica che si adatta particolarmente bene a quell’operazione che va sotto il nome di Workers buy out, ossia aziende comprate dai dipendenti».

Vincenzo Inverso, presidente della campagna d’ascolto denominata #perunnuovoinizio, aggiunge: «Saluto con soddisfazione la scelta dei lavoratori della Btp Tecno che va nella direzione dell’auto impiego. Si tratta di una soluzione auspicata e sostenuta dal nostro gruppo di esperti per un eventuale studio di fattibilità, un’idea che avevamo rappresentato alle organizzazioni sindacali già nel corso di questa estate». Anche Cecilia Francese (Etica) ha commentato la vicenda: «Credo che i tentativi dei lavoratori della Btp e della Paif di costituirsi in cooperativa per assumere la gestione della fabbrica sia un fatto di grande rilevanza sociale. Rimane nostra convinzione che le istituzioni locali debbano accompagnare i tentativi di superamento delle situazioni di imprese locali partecipando ai tavoli sovracomunali, offrendo supporto tecnico e legale con specifici incarichi».

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