Brancaccio: «Da Mastursi non avemmo promesse»

Legge Severino, il coimputato scagiona l’ex capo della segreteria di De Luca In udienza preliminare negato lo scambio tra sentenza e nomine nella sanità

«Da Nello Mastursi non abbiamo mai avuto alcuna promessa. Né abbiamo mai parlato della sentenza sull’applicabilità a Vincenzo De Luca della legge Severino». A parlare, davanti al giudice dell’udienza preliminare di Roma, è l’avvocato napoletano Gianfranco Brancaccio, tra i cinque imputati che rischiano il rinvio a giudizio per un presunto patto sulla sentenza favorevole al presidente della Regione, che pur di evitare la sospensione dalla carica avrebbe potuto nominare Guglielmo Manna (marito della giudice Anna Scognamiglio, relatrice della pronuncia) in un posto di vertice nella sanità campana. A tessere le fila dell’accordo sarebbe stato secondo gli inquirenti proprio Mastursi, all’epoca capo della segreteria politica di De Luca. Non risulta che quest’ultimo ne sia stato informato; in mancanza di riscontri, la Procura ha formulato per il “governatore” la proposta di archiviazione, chiedendo invece il rinvio a giudizio di tutti gli altri indagati: Mastursi, Manna, Scognamiglio e i presunti mediatori Brancaccio, Giorgio Poziello (infermiere dell’ospedale Santobono) e Giuseppe Vetrano, candidato alle scorse regionali nella lista “Campania libera” e coordinatore nella provincia di Avellino delle liste a sostegno di De Luca. Il salernitano Mastursi è l’unico ad aver chiesto di essere giudicato col rito abbreviato, che dovrebbe concludersi a inizio febbraio. Per il difensore Felice Lentini vi sono elementi per giungere già allo stato degli atti a una pronuncia di assoluzione: se è vero che De Luca non sapeva – è la tesi difensiva – allora quello di Mastursi sarebbe stato un reato impossibile, perché il capo della segreteria non poteva promettere una nomina che non rientrava nelle sue competenze ma in quello degli organi politici. Ieri le dichiarazioni del coimputato Brancaccio hanno dato mano forte a questa ricostruzione, smentendo quel do ut des che per la Procura concretizza il reato di concussione indebita. Ha parlato anche delle conversazioni del 16 luglio 2015, pochi giorni prima della sentenza favorevole a De Luca, quando comunicava a Manna di aver ricevuto, via sms, “una bellissima notizia”. «Non c’era alcun riferimento alle decisioni del Tribunale – ha sostenuto ieri – Parlavamo dell’incontro che avevamo chiesto in Regione e che finalmente ci era stato accordato. Ancora non sapevamo nemmeno con chi ci saremmo visti». L’incontro ci fu il 3 agosto, tra Mastursi, Brancaccio, Vetrano e Manna. Due ore dopo le cimici intercettarono la telefonata della giudice Scognamiglio al marito: «Che è successo?». «Abbiamo fatto quest’incontro – risponde lui – non sappiamo se farà qualcosa per fine settimana o se sposta all’ultima di agosto». Più tardi sempre la giudice, al telefono con un altro interlocutore, precisò: «Non è che non è andata bene... È tutto rimandato».

Rimandata, ieri, anche la requisitoria del pubblici ministeri, che si terrà il 25 gennaio. L’1 febbraio, invece, potrebbe arrivare la decisione del giudice su abbreviato e rinvii a giudizio.

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