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Botte per un debito, 4 mesi ai Picarone

BELLIZZI. Non fu un’estorsione quella che Rosario Picarone e i figli Mario e Vito eseguirono nel maggio del 2015 ai danni di un commerciante di abbigliamento. Lo ha stabilito il giudice dell’udienza...

BELLIZZI. Non fu un’estorsione quella che Rosario Picarone e i figli Mario e Vito eseguirono nel maggio del 2015 ai danni di un commerciante di abbigliamento. Lo ha stabilito il giudice dell’udienza preliminare Vincenzo Pellegrino, che ha deciso per i tre imputati una pena di quattro mesi (per esercizio arbitrario delle proprie ragioni) rispetto alle condanne a quattro e tre anni che il pubblico ministero Silvio Marco Guarriello aveva chiesto rispettivamente per Rosario Picarone e i due figli.

Dagli atti del procedimento è emerso che i tre erano in credito con l’esercente, per alcuni lavori di ristrutturazione eseguiti in suo show room a Roma e sui quali era sorto un contenzioso per circa 14mila euro, che il committente si rifiutava di pagare obiettando ritardi nell’esecuzione e uno sforamento del prezzo concordato nel preventivo. Per questo Vito e Mario Picarone lo attesero a Bellizzi e lo aggredirono in strada, mentre il padre assisteva alla scena dall’auto. Un pestaggio a calci e pugni, secondo gli inquirenti, tale da concretizzare il reato di estorsione a prescindere dall’esistenza o meno del credito. Per questo fu chiesta l’emissione di misure cautelari, che però gip e Tribunale del Riesame rifiutarono, ritenendo già allora che il reato andasse qualificato in maniera diversa. In questo senso deponevano, tra l’altro, le argomentazioni del difensore Luigi Capaldo, secondo il quale il presunto pestaggio sarebbe consistito in poco più di uno schiaffo. Ora la sentenza di merito, emessa in abbreviato, ha concluso il primo grado di giudizio, condannando i tre imputati a quattro mesi per i reati di lesioni personali ed esercizio arbitrario delle proprie ragioni. (c.d.m.)

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