Botte, offese e minacce La stalker è una donna 

Valle dell’Irno: una cubana aveva atteggiamenti violenti con il marito e il figlio di 3 anni Chiuse le indagini a carico della 33enne dopo la denuncia presentata dal consorte

MERCATO SAN SEVERINO. Botte e offese continue al marito e minacce e comportamenti violenti anche contro il figlio: così una cubana di 33 anni, sposata con un uomo di un centro della Valle dell’Irno, aveva trasformato il matrimonio in un regno di capricci e soprusi, commessi a suo piacimento contro il coniuge e contro il figlio di appena tre anni.
La Procura ha notificato alla donna la conclusione dell’inchiesta e, come emerge dalle indagini, in alcune circostanze la donna aveva addirittura chiuso il marito fuori casa o in alcune stanze dell’appartamento per farsi dare denaro, costringendololo a dormire in auto o a non uscire di casa. «Perché non muori, ammazzati», lo minacciava, poi pretendeva l’auto dell’uomo e prendeva anche denaro e gioiellifacendo i suoi comodi a danno del coniuge. «Me ne torno a Cuba e porto nostro figlio con me», minacciava ad ogni buona occasione la donna. «Vattene da qui», diceva al marito per farlo andar via di casa, e di fronte ai suoi rifiuti lo picchiava scagliandogli addosso oggetti e suppellettili.
Tale comportamento, stando alle ricostruzioni fatte dai carabinieri dopo la denuncia dell’uomo disperato, andava avanti da mesi, con analoghi comportamenti violenti della donna nei confronti del figlio, che subiva anche lui botte e minacce continue, con il cibo rovesciato dalla donna sul piano del seggiolone, scapaccioni e offese: «Bambino di merda, non ti sopporto, sei uno stupido», diceva buttandogli via i giochi da una stanza all’altra, ascoltando musica ad altissimo volume trascurando le esigenze del figlio.
Le contestazioni, protratte fino ad agosto 2017, racchiudono nel primo capo d’imputazione le richieste di denaro, le sottrazioni di beni e i sequestri di persona, tutto ritenuto parte dell’accusa di maltrattamenti, con tentata estorsione e violenza privata per le pretese e le appropriazioni di denaro e orologi d’oro del marito, oltre che di gioielli, e per le notti fatte trascorrere all’uomo in strada, chiuso fuori, con le chiavi nella toppa per impedirgli di rientrare a casa.
La singolare vicenda di soprusi familiari capovolge il caso tipico delle sopraffazioni maschili: in questo caso, la donna cubana secondo le accuse metteva in atto una sua personale forma di dittatura, tra capricci, gesti eclatanti, intolleranza e violenza portata avanti nei confronti di suo marito e del figlio di tre anni, sottoposti alle sue angherie senza sosta, offesi e picchiati nelle circostanze più svariate e per i motivi più strani.
Alfonso T. Guerritore
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