Botte e minacce alla ex, andrà a processo 

Un trentenne di Cava de’ Tirreni aveva reso impossibile la vita alla donna che l’ha denunciato

CAVA DE’ TIRRENI. Affronterà il processo con rito immediato il prossimo 20 febbraio davanti al giudice monocratico, il cavese trentenne finito agli arresti domiciliari con l’accusa di stalking nei confronti della sua ex fidanzata. L’uomo, accusato contestualmente di lesioni per comportamenti collegati alla sua ossessione per la ragazza, la minacciò più volte di morte dopo l’interruzione della relazione sentimentale. «Se ti permetti di denunciarmi ti cavo gli occhi - le disse senza giri di parole - ti faccio fare la fine di quella, sai che sono capace di farlo, è la tua parola contro la mia».
In particolare, nell’episodio consumato il 30 ottobre scorso, epicentro delle accuse, il trentenne portò le mani al collo della donna durante un litigio proprio sotto casa sua a Cava de’ Tirreni. Di colpo strinse provando a soffocarla, con lei che reagì d’istinto riuscendo a scappare in casa solo grazie a una contingenza fortuita, mentre lui la inseguì fin dentro casa, strattonandola e poi scaraventandola di peso contro la cristalliera della stanza da pranzo. Le conseguenze per la ragazza dell’urto contro la vetrata, refertate in ospedale dopo la visita al pronto soccorso, furono una contusione cranica forte, colpi all’emitorace sinistro posteriore, una contusione alla mano sinistra con ferita superficiale e altri segni e lesioni cutanee in varie parti del corpo, per otto giorni complessivi di prognosi disposti dal medico che la visitò.
I comportamenti finiti sotto accusa furono denunciati dalla ragazza dopo aver superato la paura per le minacce dell’uomo che le intimava il silenzio: la donna raccontò le botte e le intimidazioni subite da settembre 2017, quando decise di chiudere la storia con lui. Da quel momento erano iniziate le violenze: il trentenne avvertì più volte la sua ex di non uscire di casa e di fare attenzione in strada. La giovane doveva guardarsi nei suoi spostamenti, terrorizzata dall’eventuale presenza dell’uomo, lo stesso che aveva diviso con lei una storia intensa poi diventata un incubo. Poi c’erano stati avvertimenti e violenze di ogni sorta per il silenzio.
L’uomo, imputato per lesioni e stalking, importunava senza sosta la ex ponendole delle regole con delle telefonate incessanti e ripetute. Secondo le prescrizioni lei avrebbe dovuto avvertire se usciva, evitare di frequentare le amiche e poi anche ritirare la denuncia. L’imputato la chiamò comunicandole i suoi spostamenti e facendole capire che sapeva ogni cosa, compresi i luoghi che frequentava e che raggiungeva di volta in volta, e che per questo lei doveva sapere di essere controllata e di non essere libera.
Alfonso T. Guerritore
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