«Botte e insulti nei miei anni di scuola» 

La testimonianza di un’adolescente alla mattinata antiviolenza: «Gli insegnanti sapevano, ma non riuscivano ad aiutarmi»

«Sono stata presa in giro per anni, mi hanno anche picchiata. I miei insegnanti sapevano ma nessuno è riuscito a darmi una mano». Sono un pugno nello stomaco le parole di Anastasia (nome di fantasia), 15enne salernitana che ieri era nella sala del centro sociale del quartiere Italia, in occasione della mattinata dedicata al progetto “Vorrei ma non posto”. Oggi, quelle lacrime e il dolore sono alleggeriti dalla dolcezza della sua nuova classe. Anastasia, alle superiori, è riuscita ad avere i compagni che ha sempre desiderato. Un mondo scolastico sano che si scontra con il ricordo di un passato travagliato, fatto di pomeriggi interi a chiedersi una spiegazione e a lanciare vani segnali di richieste di aiuto. «I miei genitori hanno capito e hanno sperato che il tempo che mancava per concludere le scuole medie potesse trascorrere più in fretta possibile. Ricordo che parlavano la sera per trovare una soluzione al mio problema» aggiunge la 15enne.
Il quadro drammatico che emerge da questa storia riporta alle esigenza di tutela dal bullismoe al bisogno di un uso consapevole della tecnologia. Bullismo e cyberbullismo sono fenomeni che si consumano raramente in un rapporto a due. Agire quindi sul contesto diventa sempre più importante. Nella maggior parte dei casi ci sono una serie di spettatori, consapevoli e non, che assistono all’accanimento pubblico sulla vittima di turno. L’iniziativa “Vorrei ma non posto” è frutto di un lavoro di promozione messo in campo dall’associazione “A voce alta Salerno” che, grazie al finanziamento del Csv Salerno Solidalis e alla collaborazione delle associazioni Asad, Pegaso, Sui Generis e Insieme, è riuscita ad attuare un percorso sviluppato al liceo Alfano I, all’istituto comprensivo Sant’Antonio di Pontecagnano e all’Università di Salerno nel dipartimento di Scienze della formazione. Il percorso è cominciato ad ottobre e ha visto lo svolgimento di una serie di laboratori, ma anche attività di sportello per il sostegno psicologico che, su tre appuntamenti, ha supportato in media trenta studenti per volta. Per quanto riguarda invece gli episodi di bullismo, su 80 ragazzi sono circa 15 alunni ad aver raccontato di essere stati vittime. Tre invece sono risultati i ragazzi bulli, o dall’atteggiamento che rientra in questa specifica tipologia, e sono per la maggioranza di sesso femminile.
Per ciò che riguarda le componenti indirette, gli addetti ai lavori hanno riscontrato spesso una carenza di strumenti da parte dei docenti, che non sempre riescono a cogliere precocemente i segnali e a sostenere i ragazzi nel percorso di svolta. Altro aspetto evidenziato è quello che restituisce una scarsa partecipazione dei genitori. Le funzioni genitoriali risultano troppo spesso trascurate, portando il giovane a sentirsi solo.
Il progetto è stato portato avanti da un team di esperti. Tra questi il presidente dell’associazione “A voce alta Salerno”, lo psicoterapeuta Fabio Martino, la coordinatrice dell’iniziativa, Luciana Ranieri, i legali Alessandro Campagnuolo e Valentina Sivoccia, le animatrici specializzate Martina Palumbo e Valentina Pisapia, gli psicologi Pamela Ursoleo, Carolina Vastola e l’assistente sociale Rosaria Maschione, con l’ausilio di Simona Lombardi, esperta in comunicazione. «Il bullismo merita ancora molta attenzione – dichiara l’assistente sociale Maschione - È frutto di una forte fragilità emotiva ed esistenziale. Agli adulti il compito di percepire, osservare e intervenire. Ho curato il laboratorio sia per gli insegnanti che per i genitori. Sono più soddisfatta dei ragazzi che degli adulti. Si percepisce una scarsa sensibilità sulla tematica, troppo spesso sminuita e svalorizzata».
Rossella Fusco
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