Botte al congresso dei giovani Pd Un accusatore fa retromarcia

De Maio ritira la costituzione di parte civile: «Cosa accadde? Ho soltanto ricordi vaghissimi» Ma Grimaldi conferma gli scontri e riconosce in foto i protagonisti: «Ecco chi ha picchiato»

«È lui, è questo con la maglia blu a strisce bianche ad avere colpito alle spalle, con un pugno alla nuca, Massimiliano Cataldo, che era membro della direzione provinciale dei Giovani Democratici». Michele Grimaldi, che ieri ha deposto in aula nel processo sugli scontri al Polo nautico per il congresso provinciale di Gd, ne era all’epoca il segretario regionale. Ha ricostruito davanti ai giudici quel pomeriggio del 14 luglio 2009, quando lo svolgimento del congresso giovanile fu ostacolato da un gruppo di facinorosi che sbarrarono l’ingresso alla sala. Alla fine la riunione non si tenne, al Polo nautico arrivò la Digos e in quattordici (tra cui ultras della Salernitana e dipendenti di Salerno Pulita) sono ora sotto processo con l’accusa di attentato ai diritti politici. Contro di loro i fotogrammi acquisiti dalla polizia e le denunce di chi quel congresso voleva invece celebrarlo, con l’intento di ribaltare la nomina alla segreteria provinciale della deluchiana Liliana Bonadies. In otto si sono costituiti parte civile nel processo, ma ieri il numero è sceso a sette per la rinuncia formalizzata in aula da Gaetano De Maio, che nel 2009 militava nelle file degli antideluchiani ma già da qualche anno è tra i sostenitori dell’attuale presidente della Regione, e nel marzo del 2014 ha assunto l’incarico responsabile della comunicazione del Pd provinciale. Ascoltato come testimone, ha spiegato ieri di non essere in condizione di riconoscere le persone che avrebbero ostacolato l’incontro politico. «Ho un ricordo vaghissimo – ha dichiarato – Io ero dentro, e tutto è avvenuto fuori. Ricordo la scena, ma nulla di più».

Il ricordo lo ha invece nitido Grimaldi, che ai giudici ha raccontato non solo del pugno sferrato al delegato Cataldo ma anche di minacce di ritorsioni fisiche se i convocati non avessero rinunciato a riunirsi: «Si sono messi davanti alla porta, impedendo sia di entrare che di uscire. Ci hanno minacciato di usare violenza, sia in quel momento che dopo, perché hanno sottolineato di conoscere i nomi di molti di noi e di sapere dove abitiamo. Ci hanno detto chiaramente che se avessimo tenuto il congresso ci sarebbero state ripercussioni fisiche sia lì che altrove». Dopo quasi tre ore di tensioni, la Digos garantì per lo svolgimento della riunione: «Ma ormai, con quel clima, non era il caso» ha spiegato Grimaldi. Sul banco degli imputati ci sono Giovanni Pagliarulo, Antonio Rinaldi, Matteo Orilia, Raffaele Marotta, Adriano Lembo, Giovanni Maisto, Alessandro Di Giacomo, Mario Caracciuolo, Giovanni Carleo, Claudio Gibuti, Carmine Diodato, Ciro Balzano, Leonardo Ginepro e Carmine Gigantino. Nessuno di loro, secondo le risultanze giudiziarie, era iscritto alla federazione giovanile del Partito Democratico.

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