«Boss al Comune grazie ai politici»

L’inchiesta che ha portato all’arresto del sindaco «Dalla città della Piana partì la segnalazione dell’appalto»

SALERNO. Un politico o più politici battipagliesi - almeno dal 2009 in poi - aprirono le porte del Comune capofila della Piana del Sele a Nicola Madonna, facendo così diventare l’imprenditore - che la Dda afferma essere diretta emanazione del clan dei Casalesi, ed in particolare del gruppo di Francesco Bidognetti - il “dominus” di tutta una serie di appalti controllati attraverso la ditta-schermo di Attilio Guida. È questo uno dei passaggi centrali dell’inchiesta della Dda salernitana che mercoledì scorso ha portato alla notifica di cinque misure cautelari (due in carcere e tre ai domiciliari). Uno snodo sul quale gli uomini della Dia, guidati dal dottor Saponara, ed i carabinieri di Battipaglia, agli ordini del capitano Costa, stanno lavorando da tempo.

Come ha fatto Madonna, imprenditore di Casal di Principe, a mettere radici al Comune di Battipaglia, e ad essere riconosciuto praticamente da tutti (dal sindaco Santomauro all’ultimo funzionario tecnico) come il vero “padrone” della Guida Impianti srl? Una cosa però è certa: «Nicola Madonna - scrive il gip Zarone nella sua ordinanza - viene a sapere della gara d’appalto indetta dal Comune di Battipaglia (quella per il completamento della casa comunale, ndr) in quanto in contatto con politici locali». Gli stessi che lo introdurranno nelle stanze di Palazzo di città, avviando così «la ben strana relazione» che gli amministratori comunali «intessono con lui nella gestione dell’appalto pur non essendo costui nulla, sotto il profilo formale, nè di Emini (la società che si aggiudicò l’appalto, ndr) nè di Guida Impianti srl (la società che lo acquisì attraverso il fitto di ramo d’azienda, ndr)». Come risultano essere altrettanto inquietanti «le ben strane arguzie amministrative che di volta in volta industriano per favorire l’aggiudicazione a costui di tutti gli appalti complementari», ottenendo inoltre la Guida Impianti «l’appalto per la realizzazione di almeno altre due opere pubbliche».

Questi elementi, sottolinea il giudice, «fanno pensare ad un rapporto “particolare” intessuto dal Madonna con politici battipagliesi, fanno ipotizzare come probabile che questo atteggiamento costituisca il ricambio di un accordo corruttivo o di qualche precedente diverso favore, forse di tipo elettorale, erogato». Ma questi ragionamenti - sottolinea il gip - «rimangono in questa indagine, a livello di mero sospetto, di mera congettura, non trovano alcun significativo riscontro probatorio». Ecco perché alla fine per sindaco e funzionari e tecnici indagati, non è stata riconosciuta l’aggravante di aver favorito le attività illecite di un’organizzazione camorristica. Ma resta però il dato di fondo di una gestione amministrativa «inquietante» al Comune di Battipaglia, per il «proliferare di abusi d’ufficio per soddisfare l’imprenditore favorito; condotte corruttive e concussive; amministrazione della cosa pubblica in un clima di generale illeicità; strumentalizzazione del potere per soddisfare bisogni personali di tipo economico ed anche di tipo più vile e meschino quale quello sessuale. Il tutto sotto la regia e la partecipazione principale proprio del sindaco Santomauro».

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