Borghi dal volto arcaico nel cuore del Cilento

Una tappa a Licusati per riscoprire le antiche tradizioni e i sapori contadini Escursioni e tuffi tra le grotte e le baie cristalline di Marina di Camerota

La tenuta Donna Clara si trova a Licusati, una delle frazioni di Camerota, un borgo arroccato sulla roccia tra i più suggestivi di tutto il Cilento. Sono due le interpretazioni relative alle origini del suo nome; la prima fa riferimento alla vicina Abbazia di San Pietro, per cui gli abitanti dell’antico villaggio si sarebbero detti “li accasati” per distinguersi dai monaci; l’altra invece prende spunto dal termine greco “likos”, ossia lupo, un animale sacro per le popolazioni lucane e di certo frequentatore di quei boschi. Le origini di Licusati risalgono alla distruzione della città di Molpa, ad opera dei saraceni, nel 1464. Nel 1929, durante la dittatura fascista, il comune fu soppresso per essere inglobato da quello di Camerota. Una gita a Licusati equivale a fare un tuffo in un passato arcaico, fatto di sapori e profumi della terra, ma anche di resti di una civiltà contadina le cui tracce sono nitidamente presenti ancora oggi.

Tra gli itinerari consigliati, una passeggiata fino ai ruderi del castello di Montelmo, detto Castelluccio, con una sosta al frantoio a capoforca, risalente al 1600, al frantoio cosiddetto ad acqua e a quello a vapore (entrambi del 1800). Per gli amanti del turismo religioso, valgono un’affacciata il santuario della SS. Annunziata, la chiesa parrocchiale di San Marco e la cappella di Sant’Antonio, mentre custodiscono i segni dell’antico splendore i palazzi Crocco e Sofia. Spostandosi di poco, è d’obbligo una tappa nel meraviglioso centro storico di Camerota, il cui nome deriva dal greco “kamaratos”, che significa “curvo, a volta”, collegato alla presenza di numerose grotte scelte come riparo dai monaci italo-greci giunti in questa zona intorno al VII secolo dopo Cristo. La parte alta del paese è quella più antica, di stampo medievale e conduce fino al castello marchesale attorno al quale si sviluppò il primo abitato.

Oggi dell’antico castrum ci sono soltanto la cortina muraria e la torre. La chiesa di San Daniele profeta, oltre ad essere la più antica di Camerota, è anche quella che per tutto il Settecento ha ospitato, tra le sue mura, la celebrazione del rito greco. Al suo interno spicca una bellissima statua della Madonna del Rosario vestita con sete indiane ed ornata di due corone, una in argento, l’altra incastonata di pietre. Attraversandola con il naso all’insù, scorgerete il dipinto che raffigura il Cuore di Gesù e Maria attorniato dai Quindici misteri. Tra gli archi voltati che impreziosiscono vicoli e stradine, è facile trovare antiche botteghe che propongono piatti, tazze e presepi, con la tipica “mommola”, un vaso di forma tondeggiante dal collo stretto che i contadini adoperavano per tenere l’acqua sempre fresca. Chi volesse riscoprire gli antichi mestieri e la tradizione della civiltà contadina, può recarsi in via Armando Diaz, dove sorge il Museo civico dell’artigianato (0974-4935289).

Ma è la sensualità selvaggia della costa il vero fiore all’occhiello di una terra intrisa di mito e leggenda, che avrebbe dato i natali alla bella Kamaraton dal cuore di pietra, di cui si innamorò Palinuro, il nocchiero di Enea, che proprio nelle acque antistanti la roccia in cui fu trasfomato il suo algido oggetto del desiderio, trovò la morte. Marina di Camerota è infatti una delle perle più belle del Cilento, “madre” di alcune tra le spiagge maggiormente frequentate da chi è alla ricerca di un mare cristallino, più volte insignito della Bandiera Blu. Calanca, la spiaggia dal fondale più basso; Marina delle barche, con la sua sabbia finissima; Lentiscelle, con i suoi piccoli ciottoli; Mingardo, con i suoi scogli a forma di vela e il Troncone, meta del turismo Lgbt ed autorizzata ufficialmente al turismo naturista.

Gli escursionisti troveranno pane per i loro denti, andando alla riscoperta delle suggestive grotte paleontologiche, tra cui la Grotta del pesce, quella dell’Autaro e la Caprara. Accessibile solo via mare e custode di una sorgente d’acqua freschissima, la grotta di Porto Infreschi. L’omonima baia è un vero e proprio paradiso per chi ama tuffarsi in acque limpide popolate da pesci di ogni tipo. E dopo tanto girare, anche il palato vuole la sua parte: pasta fatta in casa, ciambotta, parmigiana e la ciaurella (polenta scura con legumi), invitano insieme a patate ripiene e braciate di pesce, a non pensare troppo alla linea. (b.c.)

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