Scafati

Bomba per il cognato di Ridosso 

L’ordigno è esploso nella notte davanti all’ex agenzia di scommesse “Strike”

SCAFATI. Scafati torna a tremare con le bombe. Quella esplosa ieri all’ex agenzia di scommesse “Strike”, in via Martiri d’Ungheria, è la seconda in poco più di 20 giorni dopo l’episodio registrato al bar Roxy di via Pietro Melchiade e di proprietà della famiglia del boss Franchino Matrone.
E stavolta gli inquirenti non hanno dubbi: è guerra di camorra per il controllo del territorio. Per i pm Antimafia Silvio Marco Guarriello e Giancarlo Russo, titolari dell’inchiesta, ci sono tutti gli elementi che inducono a ipotizzare uno scontro tra i Matrone e i Loreto-Ridosso, i principali clan del territorio.
D’altronde il locale danneggiato dall’esplosione di ieri notte porta subito alla cosca guidata dall’attuale pentito Romolo Ridosso, visto che l’ex sala scommesse è di proprietà di Giacomo Casciello, cognato del boss Luigi Ridosso, figlio di Salvatore, ucciso nel 2002 in un agguato di camorra, e per l’appunto nipote di Romoletto.
Secondo una prima ricostruzione, l’ordigno artigianale è esploso poco dopo 3,30 in via Martiri d’Ungheria, distruggendo la saracinesca del locale che, a giorni, avrebbe ospitato una nuova attività commerciale.
Un’esplosione potente, avvertita anche alla periferia di Boscoreale, con il boato che ha fatto tremare non poco i vetri delle case circostanti la zona.
Sul posto sono immediatamente giunti i carabinieri della tenenza di Scafati e del reparto territoriale di Nocera Inferiore, agli ordini del comandante Francesco Mortari e del maresciallo Agostino Pocobello. Le forze dell’ordine hanno effettuato i rilievi del caso, recuperando qualche elemento utile ai fini investigativi e avviando le indagini per provare a ricostruire quanto accaduto l’altra notte nella città dell’Agro.
Nell’immediatezza dei fatti è stato ascoltato anche Giacomo Casciello, nel dicembre scorso interdetto con il divieto di assumere incarichi direttivi presso persone giuridiche e le imprese per 12 mesi perché coinvolto nell’ultimo blitz della Dda che ha sgominato il patto tra tre clan per dividersi le piazze di spaccio e l’attività estorsiva in città. L’uomo, però, ha raccontato di non aver ricevuto intimidazioni negli ultimi tempi. Una tesi che, però, convince poco gli investigatori. Ieri mattinata, infine, gli uomini dell’Arma sono tornati in via Martiri d’Ungheria per acquisire le immagini delle telecamere di videosorveglianza dell’istituto bancario presente in zona.
Il sistema elettronico, infatti, potrebbe aver catturato il momento in cui è stata fatta esplodere la bomba e aver ripreso, dunque, la fuga di chi ha agito.(d.g.)
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