Blitz Sistema, stangata al clan Giffoni 

Con il rito abbreviato 21 anni al capo della banda, Biagio, 24 al luogotenente Maggio e 18 a Lucia Noschese

Stangata al clan Giffoni, pene pesanti inflitte agli uomini del “Sistema” che aveva messo sotto scacco la città. Al regista dell’organizzazione criminale che spaziava nella Piana del Sele, Biagio Giffoni, sono stati inflitti 21 anni di reclusione. Condanna pesante anche per uno dei suoi luogotenenti, Paolo Maggio, al quale è stata applicata la pena di 24 anni e 8 mesi di carcere. Dura anche la condanna ricevuta da Lucia Noschese: 18 anni.
La decisione è stata assunta ieri dal giudice per l’udienza preliminare Vincenzo Pellegrino del tribunale di Salerno al termine del giudizio abbreviato. Complessivamente, sommando le singole pene, il gup ha inflitto pene per 182 anni di carcere ai ragazzi del clan che operavano per conto delle famiglie storiche di Bellizzi, i Pecoraro e i Renna.
Il giudice ha condannato anche Carmine Viscido, 17 anni e 3 mesi; Roberto Benicchi, 16 anni; Pierpalo Magliano, 12 anni; Mario Donnarumma, 10 anni, Pasqualino Garofalo, 10 anni; Massimiliano Testa, 10 anni; Cosimo Melillo, 8 anni e 2 mesi; Carmine Izzo, 8 anni; Gerardo Citro, 7 anni e 10 mesi; Antonio Piscopo, 5 anni e 2 mesi. Al giudizio abbreviato hanno fatto ricorso anche i collaboratori di giustizia Sabino De Maio e Paolo Podeia, condannati rispettivamente a 12 anni e 8 anni di reclusione.
L’udienza preliminare si è tenuta ieri nell’aula bunker di Fuorni. Nel nutrito collegio difensivo compaiono, tra gli altri, gli avvocati Raffaele Francese, Giuseppe Russo, Luigi Gargiulo, Nicola Naponiello, Mario Pastorino, Giuseppe Caposiena e Pierluigi Spadafora. Per tutti gli altri imputati che non hanno aderito all’abbreviato, ma hanno scelto il rito ordinario, l’udienza del processo è fissata per il prossimo 19 dicembre.
Nel corso dell’attività investigativa, la procura antimafia, sostituto procuratore Rocco Alfano, ha ricostruito che il racket era la principale fonte di reddito del clan. Gli emissari arrivavano puntuali, a ridosso delle festività, chiedevano sostegno economico per detenuti e latitanti, imponevano consistenti versamenti periodici a imprese casearie, centri medici, titolari di autofficine e negozi di telefonia. Capitolo a parte i cantieri pubblici: nei primi anni del Duemila vi fu una sequela di attentati incendiari a ditte impegnate sulla Salerno-Reggio o nella realizzazione di lavori urbani. Tra le vittime figurano il battipagliese Antonio Campione, che nel suo distributore di carburante in località Taverna Delle Rose avrebbe subìto estorsioni periodiche per decine di migliaia di euro, e Antonio Lombardi, ex patron della Salernitana calcio, a cui nel 2001 furono danneggiati betoniera ed escavatore in un cantiere per il rifacimento di marciapiedi, sempre a Battipaglia.(re. pro.)
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