Blitz improvvisi contro gli assenteisti

Ampio potere ai capoarea per verificare le presenze. Stretta sui buoni pasto. I sindacati: «Regna un clima di stress»

«In ospedale regna un clima di stress, di disagio psicologico, di depressione e di paranoia». Ieri i rappresentanti delle sigle sindacali riunite al Ruggi si sono espresse così, facendo leva sullo stato d’animo dei dipendenti che vivono sulla loro pelle il peso di due indagini, quella della magistratura e quella interna del Ruggi coadiuvata dall’avvocato Perongini (e che interessa 32 dipendenti ma potrebbe allargarsi), entrambe indirizzate a stanare i furbetti che si allontanavano dal luogo di lavoro.

Tutte le sigle sindacali dell’azienda ospedaliera universitaria hanno indetto lo stato di agitazione. Sono inferocite con i vertici aziendali, prima di tutto col direttore generale Viggiani, poi con il direttore amministrativo Guetta e il dirigente dell’area risorse Andriuolo, dopo alcuni recenti provvedimenti che inaspriscono i rapporti di lavoro all’interno dell’ospedale. Due su tutti: il prolungamento dell’orario per “marcare” il badge aziendale di mezz’ora, se si vuole continuare ad ottenere il buono pasto di 4 euro, e una circolare che impone ai capoarea di fare blitz improvvisi per verificare la presenza dei dipendenti sul luogo di lavoro. «Siamo arrivati al paradosso che per avere il buono pasto prima si deve ufficializzare la fine dell’orario di lavoro, passando nell’apparecchio il proprio cartellino marcatempo. Poi, subito dopo, si deve ripassare nuovamente la carta nell’apparecchio, dopodiché si aspetta mezz’ora e poi si dovrà “ri-marcare” ancora una volta per registrare l’uscita definitiva dall’ospedale, altrimenti il buono non lo danno più», dice Margaret Cittadino della Cgil. In pratica prima chi arrivava in ospedale alle 7 usciva alle 14.10 e in questo modo aveva diritto al buono. Ora a fine turno di lavoro, quindi dopo le 14.10, il cartellino dovrà essere marcato altre due volte: con la prima il dipendente dimostra che è rimasto in ospedale dopo il turno di lavoro e con la seconda attesta che ha trascorso mezz’ora nell’edificio per giustificare l’utilizzo del buono pasto in mensa. Di fatto uscirà dall’ospedale almeno alle 14.40 e non più alle 14.10. «I vertici del Ruggi stanno discutendo di tutto tranne di come riorganizzare il lavoro in ospedale. Invece noi vogliamo che vengano rispettati i nostri diritti contrattuali, perciò abbiamo proclamato lo stato di agitazione. Oltre ai carichi di lavoro enormi, perché non c’è personale, ora si sono aggiunti pure i controlli esasperati e si dovrà chiedere il permesso per fare qualunque cosa, anche andare negli spogliatoi», puntualizzano Cittadino e Annamaria Naddeo della Cgil. E infatti il problema è emerso a maggior ragione dopo una circolare di pochi giorni fa con la quale la direzione generale ha predisposto che i vertici dei reparti compilino «fogli di firma attraverso i quali procedere in maniera programmata alla rilevazione della effettiva presenza in servizio. Le eventuali anomalie dovranno essere portate a conoscenza della direzione generale e degli organi competenti per l’avvio dei procedimenti disciplinari e la trasmissione degli atti all’autorità giudiziaria», recita il provvedimento. I sindacati puntano il dito contro i dirigenti «che prendono decisioni in autonomia. E ad ogni modo se in ospedale qualcuno ha compiuto passi falsi, la responsabilità è anche dei vertici, solo che sembrano indenni da qualunque onere, mentre sotto accusa sono finiti pure dipendenti che non c’entravano niente. Ma in tutto questo calderone perché non si parla mai di medici e primari che prendono mesi di aspettativa?», chiedono i sindacati. Il riferimento, questa volta, è a un dipendente “punito” tramite provvedimento disciplinare «con la sanzione di sospensione dal servizio e privazione della retribuzione per 11 giorni a causa della non corretta gestione del cartellino marcatempo». La questione riguarda l’uso del cartellino in un giorno di ferie nel 2012. Conclude il segretario provinciale Nursind, Pasquale Picariello: «in ospedale regna l’anarchia, ci sono troppi dirigenti e decisioni contrastanti. Il presidente della Regione De Luca in campagna elettorale fece delle promesse per mettere ordine, ora le mantenga». «I controlli non sono oggetto di contrattazione sindacale», risponde seccato il dg Viggiani.

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