Biologico e tradizione per “stappare” la natura

E per i Magnum etichette d’autore realizzate da artisti del territorio

di Barbara Cangiano

Tradizione, natura ed arte fanno di Terra di Vento un luogo dove “biologico” non è solo un termine alla moda. Nei sessanta ettari che si rincorrono sui Monti Picentini, tra il golfo di Salerno e le colline, Roberto Nicodemo e sua moglie Maria Luisa Zottola (nella foto), hanno creato un’azienda dove tutto è a “metro zero”: dai chicchi di Aglianico e Fiano che finiscono in bottiglie pluripremiate (dal peso fino al 33 per cento in meno rispetto a quelle tradizionali per abbattere le emissioni di Co2, chiuse con tappi biodegradabili) a olii, menù e prodotti per la bellezza del viso e del corpo che nascono da quanto viene prodotto nell’orto. La tecnologia c’è, ma viene usata per assicurarsi l’autonomia energetica attraverso un impianto fotovoltaico installato sul tetto della cantina e per recuperare luoghi della memoria che ogni anno incantano tantissimi turisti: la bottaia, il museo del cavallo e delle tradizioni contadine, l’osteria, il bed & breakfast. Terra di Vento nasce nel 2005 racconta Roberto Nicodemo, imprenditore edile originario di Faiano che vent’anni fa si avvicinò all’agricoltura per ripercorrere i passi dei suoi avi. Nulla è affidato al caso, a partire dalla scelta del nome: «In passato si diceva “sta arrivando vient’ ’e terr” ogni qual volta la gente del posto avvistava un colono che scendeva dalle colline con le sue fascine. Mia moglie che è milanese, ha voluto ribattezzare la nostra tenuta Terra di Vento, in omaggio alla tradizione, ma anche per esaltare una delle nostre peculiarità: la presenza costante del vento, sia di giorno che di sera, contribuisce ad “asciugare“ le nostre vigne e a regalare dei sentori molto particolari alle bottiglie». Il recupero del passato è quasi un atto dovuto in una storia che torna ciclicamente: «Mio suocero era originario di Santa Tecla, anche se si trasferì molto presto al Nord per lavoro. Quando abbiamo rilevato l’azienda, scoprimmo, grazie ad alcune signore del posto, che in queste terre, da giovane, “Minicuccio“, il papà di mia moglie, aveva lavorato come bracciante». Una parte della vigna, che si estende per circa sei ettari, sorge in località Acqua fetente, «nei pressi di Faiano, dove mia nonna Rosa lavorava un terreno che beneficiava della presenza di un’acqua sorgiva che oggi rende unici i nostri vini». A nonna Rosa, «che da sola, rimestando le zolle, riuscì a crescere cinque figli, in un’epoca martoriata dalla guerra», è dedicato Tecla Madre Igt Colli di Salerno, un rosato realizzato da uve di Aglianico. Un prodotto che non è sfuggito ai palati degli esperti di Slow Food e dell’Espresso, che hanno più volte strizzato l’occhio anche al “re” di casa, Petrale Igt Colli di Salerno, un Aglianico in purezza che deve il proprio nome ad una vecchia cava, “U Petrale” per l’appunto, «dove da bambino andavo a giocare a pallone - continu. a Nicodemo - Un luogo simbolico, che mi ha aiutato a crescere, dandomi anche la possibilità di affinare uno sport poi praticato a livello professionale in prima categoria e in promozione». L’azienda produce anche un bianco, il Faiano (Fiano in purezza) e sta coccolando quasi cinquemila barbatelle (età media cinquant’anni) che, sotto l’occhio vigile di querce secolari, nei prossimi tre anni si preparano a partorire un nuovo e particolarissimo Aglianico, guidato dal fiuto dell’enologo Fortunato Sebastiano. Con 25mila bottiglie prodotte, Terra di Vento è diventata un nome di tutto rispetto sul mercato salernitano, ma anche una “griffe” ben nota negli Usa, in Svizzera e, più recentemente in Giappone. E da quattro anni si fa mecenate di artisti del territorio, spalancando loro le porte nell’ultima settimana di maggio. Le opere di Falivene, Garofalo, Afeltra e Giancappetti diventano così etichette che contrassegnano una serie limitata di Magnum, dedicate a chi ama i calici d’autore. Spazio anche ai più piccoli, che passeggiando tra i vigneti, possono ammirare il falco ed il nibbio, ma anche gustare il pane fatto con il “criscito” e giocare con gli animali, protagonisti delle fattorie didattiche.

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