Bindi e quel marchio di “impresentabile”

Era al processo Seapark, quello per il parco marino mai nato, che si riferiva Rosy Bindi quando da presidente della commissione parlamentare antimafia bollò Vincenzo De Luca con il marchio di...

Era al processo Seapark, quello per il parco marino mai nato, che si riferiva Rosy Bindi quando da presidente della commissione parlamentare antimafia bollò Vincenzo De Luca con il marchio di “impresentabile”. Era la vigilia delle elezioni regionali e l’attuale presidente della Campania fu ritenuto non candidabile perché tra i reati di cui è imputato c’è quello di concussione, inserito da una sorta di codice di autoregolamentazione tra quelli ostativi alla candidatura. Poco importa che nel caso di specie non si parlasse di concussione di denaro ma di oneri di urbanizzazione (strade e impianti fognari). De Luca andò avanti comunque e querelò la compagna di partito, procedimento che si è chiuso con l’archiviazione. Ora anche per lui potrebbe arrivare una sentenza di assoluzione, come già avvenuto per un’altra vecchia inchiesta sull’urbanistica di quegli anni, quella sulle Mcm.