Bimbo conteso: la madre ai domiciliari

Convalidato l’arresto della donna italo-venezuelana accusata di aver portato via da Sant’Arsenio il figlio di sette anni

SANT’ARSENIO. Si è svolto ieri mattina presso il tribunale di Sala Consilina l’interrogatorio di garanzia della donna italo-venezuelana, originaria di Sant’Arsenio, arrestata dai carabinieri di Sala Consilina con l’accusa di sottrazione di minore per aver portato in Venezuela il bambino di sette anni nato dal matrimonio, finito, con un uomo di Sant’Arsenio. «La mia assistita – ha spiegato l’avvocato Vincenza Guerra – contrariamente alle voci che sono state diffuse è venuta in Italia sapendo che c’era un procedimento penale a suo carico ed è venuta per chiarire la vicenda anche con il marito».

La signora nel corso dell’interrogatorio di garanzia ha risposto a tutte le domande del gip, «chiarendo – ha sottolineato l’avvocato Guerra - la propria posizione e fornendo tutti gli elementi necessari per fare chiarezza sulla vicenda. Abbiamo inoltre fornito al magistrato l’indirizzo in Venezuela dove attualmente si trova il bambino che, inutile dirlo, sta benissimo».

L’avvocato Guerra ha presentato al gip istanza di revoca della misura cautelare degli arresti domiciliari. Sulla richiesta il giudice per le indagini preliminari si è riservato di decidere e probabilmente scioglierà la riserva nella giornata di lunedì. Intanto la donna è agli arresti domiciliari presso l’abitazione di uno zio a Sant’Arsenio.

Al centro di questa delicatissima vicenda, consumatasi nel piccolo centro del Vallo di Diano, c’è un bambino di sette anni conteso tra l’Italia e il Venezuela dopo un matrimonio finito male dopo circa dieci anni. Il caso scoppia tre anni fa, quando la donna decide di fare ritorno a Caracas, portando con sé il bambino. La donna parte nel mese di ottobre del 2010. Il padre quando si rende conto che la moglie non ha intenzione di tornare con il bambino sporge una denuncia nel mese di gennaio del 2011 presso l’Autorità Centrale, ossia l’organo che si occupa del rimpatrio di bambini di nazionalità italiana portati all’estero. A giugno del 2012 c’è una sentenza di primo grado della corte venezuelana che prevede il rimpatrio in Italia del piccolo. Sentenza confermata in appello sempre in Venezuela nel mese di settembre del 2012 ed anche in via definitiva dall’Alta Corte venezuelana nel mese di dicembre dello stesso anno.

Del rientro del bambino però non se ne parla ed il padre, attraverso il suo avvocato, Enrico D’Amato, si attiva per ottenere l’esecuzione delle sentenza dell’autorità giudiziaria venezuelana. Per fare ciò il genitore si reca in Venezuela dove insieme al giudice dell’esecuzione, ad un ufficiale giudiziario, ad un avvocato del posto ed alla polizia si reca più volte presso l’abitazione dove si sarebbe dovuta trovare la moglie con il figlio, ma di loro nessuna traccia. Il genitore resta in Venezuela altri dieci giorni per poi fare rientro in Italia.

Qualche giorno fa la moglie torna in Italia ma sull’aereo che l’ha portata in Italia, del minore non c’è traccia. A Fiumicino atterra solo l’italo-venezuelana che raggiunge poi Sant’Arsenio per cercare un dialogo con il suo ex marito, che nel frattempo ha sporto altre due denunce. Ma una volta giunta in paese viene arrestata.

Erminio Cioffi

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