Bersani attacca: «Matteo non sia umile È stato lui il regista della scissione»

Oggi si costituiscono i gruppi parlamentari di Mpd e si chiude il tesseramento del Partito democratico Emiliano lancia un appello a tutti gli elettori: «Votate per me se volete mandare a casa l’ex segretario»

ROMA. «Renzi adesso ricerca il regista, ma non sia così umile: il regista è lui, ha fatto tutto lui, la disgregazione di questo partito ha un regista, e questo regista si chiama Renzi». Pier Luigi Bersani rispedisce al mittente le responsabilità della scissione. L’ex segretario del Pd ha scelto Modena per la sua prima uscita pubblica dopo l’addio. E la sala è piena di militanti che hanno prenotato anche la cena con l’ex segretario. Renzi, in tv da Fabio Fazio, ha detto che è Massimo D’Alema il regista e l’ideatore della scissione. Una ricostruzione che tanto Bersani che D’Alema smentiscono categoricamente. «Non vorrei alimentare ossessioni, non c’è nulla di personale tra me e Renzi ci sono di mezzo i grandi problemi del paese, questa del fatto personale è una sua guapperia, una stupidaggine, con quell’aria che ha», dice D’Alema da Genova. «È Renzi che è ossessionato da D’Alema, chi sta fondando un grande movimento non è spinto da un burattinaio, ma dalla volontà di essere di sinistra, una sinistra larga quella che Renzi voleva ridurre a minoranza etnica», rincara il governatore della Toscana, Enrico Rossi. Oggi saranno costituiti i grupi parlamentari di Mdp. Saranno una cinquantina in tutto gli ex Pd e gli ex di Sel che daranno vita alla nuova formazione. I capigruppo non sono stati ancora scelti. Al Senato in lizza ci sono due donne, Cecilia Guerra e Doris Lo Moro. Alla Camera potrebbe essere Roberto Speranza il nuovo capogruppo. Ma ancora non è detto. Intanto il nuovo movimento cerca casa a Roma e già si prepara alla prima uscita pubblica, in concomitanza con l’inizio della campagna per le primarie di Matteo Renzi, il 12 marzo. Una coincidenza casuale, assicura Davide Zoggia. La campagna per le primarie intanto si scalda anche per la segreteria del Pd. Con lo spettro del voto in massa ai gazebo dem dei fuoriusciti che potrebbero decide di andare a votare per i due candidati anti Renzi, Michele Emiliano e Andrea Orlando. Parole di stima per il ministro della Giustizia sono arrivate tanto da Rossi che da D’Alema. Con Orlando segretario il dialogo sarebbe è più facile, hanno detto entrambi. L’obiettivo è infatti soprattutto quello di rottamare il rottamatore. Michele Emiliano è l’unico ad esplicitare apertamente la sua richiesta di votarlo in funzione antiRenzi. «I non dem che vogliono mandare a casa Matteo Renzi possono votare per me e viceversa», ha detto il governatore della Puglia. Quanto al possibile conflitto di interessi sulla vicenda Consip sulla quale sarà chiamato dai pm a testimoniare per un sms ricevuto da Luca Lotti, all’epoca sottosegretario di Renzi, di segnalazione di un imprenditore poi finito nell’inchiesta sugli appalti, Emiliano ha assicurato che non utilizzerà la vicenda nella campagna per diventare segretario del Pd contro Renzi. Il congresso del Pd entra nel vivo: oggi, come previsto dal regolamento, si chiude il tesseramento per gli iscritti. I dati dovrebbero essere in linea con quelli del 2016, tra i 370mila ed i 400mila iscritti, garantiscono al vertice dem escludendo emorragie post-scissione. Ma in realtà tutti e tre i maggiori candidati Renzi, Emiliano e Orlando stanno già guardando alla vera sfida, le primarie del 30 aprile, dalle quali dipendono sia il vincitore sia gli equilibri dell'Assemblea nazionale chiamata a votare il segretario nel caso in cui nessun candidato superasse il 50 per cento. Per «festeggiare» la fine del tesseramento oggi Matteo Renzi pranzerà nel suo circolo fiorentino a Vie Nuove. «Bello avere dei luoghi in cui ti chiami per nome, dove comunque vada ci sono sempre gli amici ad aspettarti», dice l'ex segretario.

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